Liriche (Corazzini 1935)/Dal «Piccolo libro inutile»/Desolazione del povero poeta sentimentale

Dal «Piccolo libro inutile» - Desolazione del povero poeta sentimentale

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DESOLAZIONE

DEL POVERO POETA SENTIMENTALE


I.


Perchè tu mi dici: poeta?
Io non sono un poeta.
Io non sono che un piccolo fanciullo che piange.
Vedi: non ho che le lagrime da offrire al Silenzio
Perchè tu mi dici: poeta?


II


Le mie tristezze sono povere tristezze comuni.
Le mie gioie furono semplici,
Semplici, così, che se io dovessi confessarle a te arrossirei.
Oggi io penso a morire.

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III


Io voglio morire, solamente, perchè sono stanco;
solamente perchè i grandi angioli
su le vetrate delle catedrali
mi fanno tremare d’amore e di angoscia;
solamente perchè, io sono, oramai,
rassegnato come uno specchio,
come un povero specchio melanconico.
Vedi che io non sono un poeta:
sono un fanciullo triste che ha voglia di morire.


IV


Oh, non maravigliarti della mia tristezza!
E non domandarmi;
Io non saprei dirti che parole così vane,
Dio mio, così vane,
che mi verrebbe di piangere come se fossi per morire.
Le mie lagrime avrebbero l’aria
di sgranare un rosaio di tristezza
davanti alla mia anima sette volte dolente
ma io non sarei un poeta;
sarei, semplicemente un dolce e pensoso fanciullo
cui avvenisse di pregare, così, come canta e come dorme.

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V


Io mi comunico del silenzio, cotidianamente come di Gesù.
E i sacerdoti del silenzio sono i romori,
poi che senza di essi io non avrei cercato e trovato il Dio.


VI


Questa notte ho dormito con le mani in croce.
Mi sembrò di essere un piccolo e dolce fanciullo
dimenticato da tutti gli umani,
povera tenera preda del primo venuto;
e desiderai di essere venduto,
di essere battuto
di essere costretto a digiunare
per potermi mettere a piangere tutto solo,
disperatamente triste,
in un angolo oscuro.


VII


Io amo la vita semplice delle cose.
Quante passioni vidi sfogliarsi, a poco a poco,
per ogni cosa che se ne andava!
Ma tu non mi comprendi e sorridi,
e pensi che io sia malato.

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VIII


Oh, io sono, veramente malato!
E muoio, un poco, ogni giorno.
Vedi: come le cose.
Non sono, dunque, un poeta:
io so che per esser detto: poeta, conviene
viver ben altra vita!
Io non so, Dio mio, che morire.
Amen.