Lirica (Ariosto)/Sonetti/XXXVII. - In morte dell'amico e cugino...

XXXVII. - In morte dell'amico e cugino...

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XXXVII. - In morte dell'amico e cugino...
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XXXVII

In morte dell’amico e cugino Pandolfo Ariosti.

     Lassi, piangiamo, oimè! ché l’empia Morte
n’ha crudelmente svelta una piú santa,
una piú amica, una piú dolce pianta
4che mai nascesse, ahi nostra trista sorte!
     Ahi! del ciel dure leggi, inique e torte
per cui sí verde in sul fiorir si schianta
sí gentil ramo; e ben preda altra e tanta
8non rest’all’ore sí fugaci e corte.
     Or poi che ’l nostro secretario antico
in cielo ha l’alma e le membra sotterra,
11Morte, io non temo piú le tue fere arme.
     Per costui m’era ’l viver fatto amico,
per costui sol temeo l’aspra tua guerra;
14or che tolto me l’hai, che puo’ tu farme?