Lirica (Ariosto)/Appendice seconda - Liriche apocrife/Canzoni/VI. - Amanio. In morte del figlio...

VI. - Amanio In morte del figlio...

../V. - Molza. Per voi ora vedo che... ../../Sonetti IncludiIntestazione 28 agosto 2020 75% Da definire

VI. - Amanio In morte del figlio...
Canzoni - V. - Molza. Per voi ora vedo che... Sonetti - Sonetti
[p. 300 modifica]

VI

[Amanio]

In morte del figlio Ippolito.

     Queste saranno ben lacrime, questi
saranno ben caldi sospiri ardenti,
altro amor, altre voci ed altri accenti
da piú amaro dolor svegliati e desti;
5anima bella, quel che sempre avesti
suave amor in questa valle oscura,
s’ancor col spirto dura,
mira qua giú dal ciel l’alta mia doglia,
che giá mai qual si voglia
10maggior martir non ha visto ’l mondo anco,
né per tempo avrá fin né fia mai manco.
E non fia mai che dal cor mai mi sgombri
quel che vidd’io di quelli occhi sí belli
ch’erano il lume di mia vita, quelli,
15Morte, che tu d’eterna morte adombri;
tu che l’acerba mia memoria ingombri,
ch’io li vidi ver’ me moversi in giro,
poi in un breve sospiro
morir li viddi, il vidi, e s’io rimasi
20vivo, mi credo quasi
ch’ebbe paura al mio dolor sí forte
forse di non morir meco la Morte.

     Ma perch’io allor di questo viver privo
non fussi in un dolor tanto aspro e rio,
25non fia che di morir scemi ’l disio,
tal vergogna ho di ritrovarmi vivo.

[p. 301 modifica]

Dunque son vivo ancora e parlo e scrivo?
E morto è ’l dolce mio fido conforto?
il mio Ippolito è morto?
30Morte, e tu, in tant’orror perso l’ardire,
non mi sai far morire?
Figliol, se giú dal ciel miri il mio male,
guarda se fu mai pena a questa eguale.
O figliol, quell’aspetto, oimè quel volto
35che di tante mie lacrime bagnai,
io non dovea dipoi riveder mai
in sí tenera etá, Morte, l’hai tolto:
dolorosa memoria, ch’io rivolto
piú morto ch’egli assai sovra il bel viso,
40non mi potea diviso
da quella bocca alcun tenere ancora,
come om di senso fora
ivi cercava (aimè, ch’io la sentiva)
quell’anima gentil che fuor usciva.
     45Dolor crudel, dolor dolce, che sempre
con quell’anima cara m’accompagni,
dolor allor sará ch’io non mi lagni
che questo pianto in pianto mi distempre.
Come harran fin le dolorose tempre
50del mio dolor, s’ognor ’nanzi m’appare
quell’alma, e le mie amare
doglie van rinnovando a tutte l’ore!
Dunque, eterno dolore,
se senza te non posso esser mai seco,
55non mi lasciar, dolor, sta sempre meco.
     Può ben talor nascosamente intrarmi
ne la mente talor che pur vorria
tormi da quel pensier, ma quella mia
passion non lascia in tal doglia fermarmi,
60e dico a me: — Dunque vorrò ritrarmi
di non pensargli? O mio pensier, che quella
alma beata e bella
sol m’apresenti; e voi, penose e liete,
voi che meco il vedete,
65e con voi sole nel mio cor sen viene,
deh! non m’abandonate, alte mie pene.

[p. 302 modifica]

     Lacrime mie, che tante
verso da li occhi miei la notte e ’l giorno,
statemi al cor dintorno,
70fin ch’io ritorni a dire il mio conforto,
lacrime amare, ’l mio Ippolito è morto.