Pagina:Ariosto, Ludovico – Lirica, 1924 – BEIC 1740033.djvu/306

300 appendice seconda

ch’un mi diletta e piace,
75con l’altro non posso io non aver pace.
     Gir potrei lieto e tu, canzon, piú adorna,
s’a belli ochi pietade
crescesse, come ognor cresce beltade.

VI

[Amanio]

In morte del figlio Ippolito.

     Queste saranno ben lacrime, questi
saranno ben caldi sospiri ardenti,
altro amor, altre voci ed altri accenti
da piú amaro dolor svegliati e desti;
5anima bella, quel che sempre avesti
suave amor in questa valle oscura,
s’ancor col spirto dura,
mira qua giú dal ciel l’alta mia doglia,
che giá mai qual si voglia
10maggior martir non ha visto ’l mondo anco,
né per tempo avrá fin né fia mai manco.
E non fia mai che dal cor mai mi sgombri
quel che vidd’io di quelli occhi sí belli
ch’erano il lume di mia vita, quelli,
15Morte, che tu d’eterna morte adombri;
tu che l’acerba mia memoria ingombri,
ch’io li vidi ver’ me moversi in giro,
poi in un breve sospiro
morir li viddi, il vidi, e s’io rimasi
20vivo, mi credo quasi
ch’ebbe paura al mio dolor sí forte
forse di non morir meco la Morte.

     Ma perch’io allor di questo viver privo
non fussi in un dolor tanto aspro e rio,
25non fia che di morir scemi ’l disio,
tal vergogna ho di ritrovarmi vivo.