Linguaccio/Immascarate da recitare el Carnevale/Immascarata quarta
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In questa immascarata Olimpo dimostra quanta infamia sia lo imbiaccarse e fecela per fare vergognare certe donne, quale senza rispecto e modo se la ponevano. In nella quale immascarata forono molti gioveni vestiti da mercanti e portavano bussoletti, albarelli da pelar le ciglia, acque, mollica de pane e de luoco in luoco dove erano alcune donne, quale se ingersavano, cantavano questi sotto scripti strambocti con gran dilecto delli omini e poca satisfazione delle donne, quali a tali bellecti sono use atendere. E ben che tutte correseno a sentire per non parere essere de quelle, gli rencresceva assai e non poco que Olimpo in tal guisa cantava.
1Donne, siam mercatanti genovesi
e venem dalle parte de l’Egipto,
cercato abbiamo ancor molti paesi
e dal grave camino ognuno è afflicto.
5Molti denari abbiamo ancor dispesi
como veder se pò, ché ’l tutto è scripto:
per contentar le vaghe damigelle
portamo molte cose da far belle.
2Se alcuna donna fosse bianca e smorta,
10che roscia un poco se volesse fare,
questo un degno verzin con seco porta
ch’al fuoco proprio fa rasemigliare,
e pezze de levante assai che importa
per buon mercato a tutte ne vuol dare.
15Venetene a comprar, non induciate,
voi giovenette, che ognor ve conciate.
3E si alcuna è che vol pelar le ciglia,
questo ch’è qui porta le tenagliole
e faralle sottile a maraviglia
20e quando che ’l pel carpe, non gli dole.
Farattene a piacere, o bella figlia:
quanto glie ne vol dar, tanto ne vole.
Venetene a comprar e siate prompte,
ché son bone a pelar sino alla fronte.
254Si alcuna donna al sol se fosse incotta
questo ha un’acqua da mondarla presto,
acqua rosata, chiusa sopra e sotta,
lacte de donna con incenso pesto.
Un’oncia de ciascuna sol ce botta
30e chiara d’ovo ponci e poi l’agresto.
Venetene a comprar, ché fa a piacere:
el modo ve dirà che s’ha a tenere.
5Madonna, si te vuol far bianco el viso,
va’ da custui che tien l’acqua perfetta,
35con fior de biacca è fatta, non intriso,
e canfora e borace, pura e netta.
Lume de roco ancor non sia diviso,
acqua de gigli e zucche vol se metta.
Se ’l modo vol saper poi e la via,
40parla con lui un poco, figlia mia.
6Questo altro porta l’acqua d’olivella,
stillato aceto, alume, zuccarina,
ch’ogni madonna parer fa una stella,
tanto è gentile, chiara, degna e fina.
45E si un’altra vol parer più bella
oleo de tartar fin, non da dozina:
e così ingannarai tuo inamorato,
ché starai proprio a guisa lo scialbato.
7Questo ha spesi ducati cinquecento
50in acqua destillata de sambuco,
si ne volete sta al vostro talento,
de cipolle, de giglio porta el suco.
Questo altro qui, ch’è pien de valimento,
como vedete a pena lo conduco,
55e porta del sal bianco e sputo fino
a chi volesse far lo scortechino.
8Questo altro porta un degno solimato
e mollica de pan, che concia bene,
e porta de l’aceto destillato
60che la carne fa chiara e la mantene.
Litargirio d’argento ha vantegiato
che gran denaro in Africa glie vene.
Comprate questo e lassate la gersa,
ché voi ve la ponete alla riversa.
659O vaghi giovenetti innamorati,
prego non ve fidate delle donne
che stanno proprio a guisa li scialbati.
Maximamente queste gran madonne
con le loro acque v’hanno incatenati.
70Quanti difecti glie copren le gonne!
Partiamci, o miei fratelli, d’esto loco,
dove che guadagnato ce abbiam poco.