Linguaccio/Egloga
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In questa egloga sequente Olimpo recita una narrazione, quale dice essere nelli libri de Santi Patri, dove se comprende che l’omo non pò viver tanto bene, che sempre qualcuno el biasima: e chi la vole bianca, chi roscia, chi verde e tal gialla. Et è da notare bene e lassar dire chi vuole; fa che la vita tua piaccia a Dio, del resto non te curare, quia soli Deo servire regnare est. Pensano molti alcuni esser dannati che sono in grazia, e molti pensano alcuni essere in grazia che sono dannati, come aserisce San Gregorio, però ognuno rafreni la sua lingua bene, che intentio iudicat omnes.
Interlocutori: el patre, figliolo et externo, quali scontrano el patre et el figloilo.
un breve exempio nostro brevemente
serà compìto, se volete dare
silenzio alquanto, o valorosa gente.
Tanta dolcezza ve farem gustare
quanta ébben forsi mai le vostre mente
e quel che se dirà ve prego a tutti
che ve ricordi, ché faran buon frutti.
- Patre
Dolce figliolin mio, ligiadro e bello,
vanne a la stalla e fa che metti imponto
quel nostro grato e piccolo asinello.
- Figliolo
Io anderò, mio patre, destro e prompto,
e farò tutto quel che voi volete.
Sta’ su! Sei forsi dal dormir defonto?
Dimme, asinello mio, hai ancor sete?
Che farai, bestia? làssate imbastare!
L’asino è in ordine, eccol qua, vedete.
- Patre
Or su, figliol, ch’io voglio caminare.
Monta a cavallo tu, io girò a piede.
- Figliolo
Dolce mio patre, questo no ’l vo’ fare.
- Patre
Ce salirò, figliol, per la mia fede,
e tu presto caminarai inante.
Arri, su, dico! Pur tu non me crede!
- Externo
Guarda, vecchio malvagio! gran furfante,
questo pover figliol fa gir de trotto!
Non starìa meglio a lui, ch’ha dur le piante?
Diavol, fallo gir col capo sotto,
che se rompa la spalla! Oh, bello onore
ce fai, gire a caval! Tu sei el bel ghiotto!
Perdio, vecchio, s’i’ fosse a te signore,
te farìa gire a piedi al tuo dispetto!
Guarda quel mamol, cola dal sudore!
- Patre
O figliol mio, che sii tu benedetto,
vien qua, monta a cavallo! Hai tu sentito
quel ch’ha ditto quello om? Che gran difetto!
- Figliolo
Patre, lassate dir. Camino ardito.
Toccate l’asinel quanto ve piace,
par che voi siate al suo parlar smarrito!
- Patre
Vien qua, figliol, che Dio te dia la pace!
Forsi che lor non ciarlaranno più:
salta sù, presto gagliardo et audace.
- Figliolo
Arri, arri! Forsi ch’io vo troppo presto?
- Patre
Non me ne cur, camina quanto vuole.
- Figliolo
Que farai, bestia? Quanto sei rubesto!
Dio ve salve.
- Externo
Ben venga. Assai me dole
di te, vecchio, che vai per extà fiero.
A questo putto per sì caldo sole,
tu hai el pè greve et egli l’ha legero,
fa caminare, ad ello ch’è più forte,
cusì l’omo se fa gagliardo e fiero.
Forsi serà cagion de la tua morte,
si te riscalde per questo viaggio;
fa a senno mio, non tentar più la sorte!
- Patre
Io non me cur de caminar, per ch’aggio
ormai la pelle dura e non me noce.
- Externo
Tu devi esser per certo un om selvaggio.
Or su, figliolo, ascolta la mia voce,
non lassar più tuo patre caminare!
Non vi’ ch’è stanco e dal calor si coce?
- Figliolo
Non so per certo che me debbia fare:
tu me consegli non vada a cavallo,
quell’altro per suo dir me fe’ montare!
- Externo
Smonta giù, figliol mio, te prego, fallo,
che te serà mercede, e lassa gire
el vecchio che pon spesso el piede in fallo!
- Figliolo
A questa fiata te voglio obedire.
Ècco me sceso in terra al tuo piacere!
Veder voglio io che più vorranno dire,
que cosa è questa io no ’l posso sapere.
Voglio che l’asin vada senza soma,
forsi ch’ormai gli farìmo tacere.
- Externo
La bestia non deve esser ancor doma
ch’andate a piede ciaschedun de voi!
O che gente de’ andare a stare in Roma!
Monstrate esser stolti (en)trambe doi:
possète a caval gire ognuno un poco
e dar la biava a l’asino da poi!
- Patre
Figliol, tu senti che per ogni luoco
de noi se parla. Sai quel che facemo?
Cavalcàm tutti doi, che gli arda el fuoco!
- Figliolo
Camina, bestia, se non, perdìo, temo
che sentirai sonar spesso el bastone!
Quel ciarlatore acontentato avemo,
questo asin sentirà troppa passione:
noi pesam troppo.
- Patre
Lassa pur sentire!
- Externo
O vecchio pazzo! o brutto lumacone,
non vedi che questo asin fai morire?
So che, perdìo, no ’l portarà già el vento,
né manco averà voglia de natrire!
O vecchio, che non sii tu mai contento!
Tu sei tornato in senno, mamolino;
vi’ che già l’asino è de vita spento?
O povero asinel, pover meschino,
non son presti cusì darte a mangiare:
cusì non mangien lor né pan né vino!
- Patre
Non so più que me fare.
Senti tu mormorare
quel ch’è là?
Donque viene un poco qua,
figliol mio,
voglio veder, perdìo,
que cosa è questa!
Piglia tu su la testa
et io la coda,
la corda al collo annoda
e tira forte.
- Externo
O maledetta sorte,
que vol dir questo?
Vecchio, tu sei foresto,
lassa gire!
- Patre
Io ce voglio morire,
el voglio alzare.
- Externo
Tu cerchi de crepare!
- Patre
Io te voglio narrare el tutto.
Me so condutto
in fine a questo loco
e caminando un poco
in su l’asino io stava,
venne uno e gridava
dicendo:
— come io comprendo
tu fai male
e monstri poco sale
avere in zucca
e deve essere sciucca
de cervello!
Questo figliol bello
non pò più!
Alora io dissi: — su,
ascende tu, figliolo!
Caminando un pezzolo
scontro un altro,
parìa nel viso scaltro
e sapiente,
incontinente
comenzò a dire:
— vecchio, cerchi morire!
A piede lassa gire
questo fanciulletto,
che glie sarà diletto
e gioia.
Poi con affanno e noia
senza alcuno intervallo salemmo
e poco in vero stemmo.
Disse un altro: — que fate
che voi scorticate
el somaro!
A quel suo dire amaro
scendemmo a piede.
Un altro, per mia fede,
ce disse:
— sei più astuto che Ulisse!
O gente senza fede,
ha l’asino e va a piede!
In fede bona
ognun borbotta e ragiona
secondo el suo apetito,
io so’ quasi smarrito
e non so que me fare:
ognuno vuol ciarlare
del compagno.
Si tu atendi al guadagno,
dice: — fa l’usura!
Si alcun altro ha cura
a le possessione,
se dice ch’è ladrone
e fraudolente;
si vive alegramente,
dice: — è un gualandrello!
e: — c’ha poco cervello
e vedere!
Si alcun se vol tenere
in gravità,
se dice ch’el fa
ch’egli è superbo.
O rio parlare acerbo,
falso e brutto!
Si un va remesso tutto
per la via,
dice: — fa l’ipocrisia
e fenge el santo!
Se alcun se dà vanto
de quel ch’è ver ch’ha fatto,
si dice ch’egli è matto
e pazzo,
piglia vecchio in solazzo
e per piacere,
ché non se pò tenere
le lingue in questa terra
che meterìano guerra
in fra la Trinitade e in fra li santi.
Quanti singulti e pianti
causan questi linguacci!
Stanno in su piumacci
e pensan male,
o lingue bestiale,
al vizio avezze!
o lingue pien d’asprezze
e de tristizie!
lingue pien de malizie
e tradimenti!
non sieno mai contenti
e lieti!
Gl’omini discreti
e dotti
non curano i ciarlotti
e li busiardi
perché i giorni son tardi!
In pace restate e non curate l’altrui parole.
Vive a tuo modo e lassa dir chi vole.
Or te ne va pur col nome de Dio,
e noi questa altra via ch’è qua pigliamo
dolce, iocondo e car figliolin mio!
A voi che qui restati confortiamo
che a l’altrui favellar non date cura,
ché chi mal dice ha de Mateo un ramo.