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../L'Uomo-Paletot IncludiIntestazione 22 settembre 2011 75% Poesie

Il mio epitaffio L'Uomo-Paletot

SCUOLA MODERNA1


— Al diavolo l’estetica,
      La logica, il buon senso,
      E l’idëal melenso!
      Poichè l’arte pöetica
      Dai vecchi impacci è sciolta,
      Farò il comodo mio....
      E spero questa volta
      Coi famosi del secolo
      Salire agli astri anch’io.

    — Il verno io canto, il verno,
      La stagione crudele —
      Stanotte il Padre Eterno
      In cima alla montagna
      Ha fatto il lattemiele....
      E gli Aquiloni batton la campagna.

    — Al piè del Resegone
      Ve’! come il lago fuma
      Immoto, senza schiuma!...
      Visto dal mio balcone
      Il gelido cratère
      Sembra la catinella d’un barbiere
      A cui mancò il sapone.

    — Dalle nuvole rotte
      Il sole ad intervalli
      In berretta da notte
      Mette fuori la faccia stralunata,
      Sbadigliando di noja —
      E frattanto, di neve disgelata
      Sgocciola la tettoia,
      Come il nasuccio d’uno scolaretto
      Che smarrì il fazzoletto.

    — Al margine del fosso
      Sulla morta natura
      Squittisce un pettirosso,
      Coll’aria d’un becchino,
      Che d’una vergin sulla sepoltura
      Legga ghignando un romanzo di Dròz,
      O si sfiati a trillar sull’ottavino
      Un tema di Berliòz.

    — Se scendo all’orticello,
      Cui bieco irride il sole,
      Le assiderate aiuole
      Mi chieggono un mantello....
      Gli alberi incappucciati
      Come convalescenti
      Ringhiano da dannati:
      Dio! che dolor di denti!

    — Pur, dai gracili steli
      Una pallida rosa piccioletta
      In bianca parrucchetta
      Sfida il rigor dei geli;
      Tanto bella e gentil, che la diresti
      Ai languidi colori, ai tratti mesti,
      La crèola di Balzac,
      Una smilza figura
      Di Dorè, di Kaulbach,
      Una giovin marchesa in miniatura.
      Se non temessi offenderti,
      Piccola Pompadour,
      Vorrei offrirti un cigaro Cavour!

    — Là, sulla opposta riva,
      Poderosa, anelante,
      Una locomotiva
      Fra i gioghi si allontana,
      Come un tetro elefante
      Che sbuffi il fumo d’un superbo avana.
      E dietro a quella sfilano schierati
      Dieci vagoni in sembianza di abati
      Che vanno al Giubileo
      Grugnendo il Laus Deo!

    — Sull’ultimo vagone
      Gaia e modesta ascendi,
      O mia nuova Canzone;
      E nella letteraria sinagoga
      Se mai, per caso, apprendi
      Che oggigiorno hanno voga
      Dei carmi così fatti,
      Raccomanda a chi studia pöesia
      Di andare a scuola all’ospedal dei matti.

Note

  1. Una strana foggia di poesia si è introdotta e ha preso voga in Italia per iniziativa di due o tre scrittori di ingegno, i quali, per voler essere nuovi ad ogni costo, spesso riuscirono stravaganti e grotteschi. Detti scrittori furono, come avvien sempre, imitati nei difetti — e in questo caso le brutte copie screditarono gli originali.