Libro di sentenze/Archimedo

Archimedo

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Platone filosofo David re
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archimedo.1


Che pro è all’uomo stolto avere le ricchezze, conciosiacosa che la sapienza comperare non si possa?

Sempre, a imprendere scienzia, amate la povertà, acciò che voi siate ricchi di potere altrui insegnare.

Quando la ventura istà ferma, voi amici guardate lo volto; ma quando è caduta con sozza fuga, volgete le facce.

Niuni sono più occulti aguati che quegli che sono ascosi in somiglianza d’officio.

Leggiera cosa è contra me dire male, conciosiacosa ch’io non debbia male rispondere.

Non si può riputare per vita d’uomo, nella quale2 scienzia di scrittura nella mente non è entrata. [p. 32 modifica] Due sono gli modi pegli quali l'uomo può ricevere danno: l'uno si è per via di forza, e l'altro si è per difetto di suo poco senno.

Lo temoroso, gli pericoli che non sono, vede.

Sanza vergogna, niente può essere diritto.

Per gli riposi si riempiono gli uomini di povertà.

Grandissimo imperio è di comandare a sé.

Note

  1. Cioè, Archimede, così anche il T.P. Negli antichi abbiamo Cesaro, per Cesare, Clemento, per Clemente, ed altri di simil fatta.
  2. Cioè, quella nella quale la ec.