Giuseppe Gioachino Belli

1833 Indice:Sonetti romaneschi III.djvu sonetti letteratura Li soffraggi Intestazione 25 giugno 2024 75% Da definire

Er teolico Er marito vedovo
Questo testo fa parte della raccolta Sonetti romaneschi/Sonetti del 1833

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LI SOFFRAGGI.

     Quanto me[1] fanno ride[2] tant’e e ttanti
Co’ le su’ divozzion de doppo morte!
E llimosine, e mmesse, e llumi, e ccanti,
E llasscite, e indurgenze d’oggni sorte!

     Nun hanno fatto mai ccusì li santi.
Bbisoggna in vita empissele le sporte;[3]
Er bene, si lo vòi,[4] mànnel’avanti[5]
A ffàtte[6] largo e spalancà le porte.

     Sapete Iddio de llà ccosa v’intona,
Quanno er bene sciarriva pe’ ssiconno?[7]
“Annate[8] via, canajja bbuggiarona.

     La robba vostra me la date adesso,
Perché l’avévio[9] da lassà in ner monno,
E nnun potévio[10] strascinalla appresso.„

31 ottobre 1833.

Note

  1. Mi.
  2. Ridere.
  3. [In vita bisogna empirsele le sporte: bisogna far provviste.]
  4. Se lo vuoi.
  5. Mandalo avanti.
  6. A farti.
  7. Ci arriva per secondo.
  8. Andate.
  9. Avevate.
  10. Potevate.