Li padroni sbisbètichi

Giuseppe Gioachino Belli

1833 Indice:Sonetti romaneschi III.djvu sonetti caudati letteratura Li padroni sbisbètichi Intestazione 2 novembre 2022 25% Da definire

Er Papa de mó La vita der Papa
Questo testo fa parte della raccolta Sonetti romaneschi/Sonetti del 1833

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LI PADRONI SBISBÈTICHI1


     Lui la intenne2 accusì? Ddàjjela vinta:
tanto co’ llòro er repricà nnun vale.
Tanto come che ffai sempre fai male.
Li padroni sò3 ttutti d’una tinta.

     Ppiù dder mio? Disce: «Scerca a Ggrotta-pinta,4
nummero tale, er carzolaro tale,
e ddìjje che mm’allarghi sto stivale,
e cche ggià cquesta che mme fa è la quinta».

     Io curro,5 vedo s’una porta nova
scritto Bottierre,6 che vvo ddì7 bbottaro,
torno a ppalazzo, e ddico: «Nun ze8 trova».

     E llui s’infuria, me dà dder zomaro,
me sbatte in faccia una manata d’ova,
e pprotenne9 che llì cc’è un carzolaro.

Note

  1. bisbetici
  2. Intende.
  3. Sono.
  4. Luogo di Roma.
  5. Corro.
  6. Bottier. Non sono pochi i bottegai di Roma e d’Italia, che abbiano il vezzo di annunziarsi agli occhi del pubblico in lingue straniere, che poi caricano di spropositi.
  7. Vuol dire.
  8. Non si.
  9. Pretende.