Li morti arisusscitati

Giuseppe Gioachino Belli

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Er cassiere Er fuso
Questo testo fa parte della raccolta Sonetti romaneschi/Sonetti del 1833

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LI MORTI ARISUSSCITATI

     Fra tutti li miracoli ppiù bbelli
Er mejjo è dder Beato Galantino,
Che ddiede er volo a uno spido d’uscelli
Bbell’e arrostiti ar foco der cammino.

     Come vedde volà li su’ franguelli,
Figurateve l’oste fiorentino!
Dicheno c’arrivò ppe’ rritenelli
Sino a offrì ar Zanto un mezzo bbicchierino!

     “Nun zerve che mme preghi e cche mme guardi„,
Rispose er Zanto: “io parlo verbus-verbo.1
P’er vino, co’ li debbiti ariguardi,

     Lo bbeverò ppe’ nnun paré ssuperbo:
Ma ppe’ l’uscelli, fijjo caro, è ttardi.
Vanno a Ssan Pietro,2 e ggià stanno a Vviterbo.„


Roma, 9 gennaio 1833

Note

  1. Apertis verbis.
  2. È stile, nel rito delle beatificazioni e canonizzazioni, di esporre sulla porta maggiore della Basilica Vaticana la pittura di un miracolo di mezzo scarto nel processo che precedette il solenne decreto. Il miracolo degli uccelletti chiamati alla resurrezione della carne fu anch’esso ammirato al suo posto.