Li guai (Ferretti)
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Questo testo fa parte della raccolta Centoventi sonetti in dialetto romanesco
CVIII.
LI GUAI.
Come stanno li fiji? Er grannicello
Sta bene: cià du spalle da facchino;
Certi colori poi, che mi fratello
Dice che pare er fijo d’un burino.1
Ma l’antro, er piccinino, poverello,
Si vedi!...2 Già te l’aricordi, Nino3
È stato sempre un po’ scinicatello,4
Ma mo è ridotto come ’no stoppino.
Me piagne sempre, vò stà sempr’in braccio
Puro la notte, che nun m’ariesce
De chiude un occhio, e io so propio un straccio;
Nu’ me reggo, me sento mezza morta....
Basta, speramo! Quer che m’arincresce,
È che già ciarisémo un’antra vorta.5
- ↑ Burini, e qualche volta burrini, si chiamano que’ villani che, recatisi a Roma dalle Marche e da altre parti d’Italia per trovar lavoro nella campagna romana, si radunano, specialmente le feste, a piazza Montanara, presso il Teatro di Marcello: onde l’appellazione derisoria: Ingrése (inglese) de piazza Montanara, o Ingrése sbarcato a la marana de san Giorgio, che è un corso d’acqua verso il Foro Romano. Forse questo nome di burino deriva dal lat. buris o bura (la bure dell’aratro), o da burra (vacca rossiccia), voce ancor viva in qualche dialetto; ovvero dalla stessa voce burra, ma del basso latino (rozza stoffa di lana), poichè i burini ordinariamente vestono appunto di una stoffa di lana molto rozza.
- ↑ Se vedi!... invece di Se tu vedessi!...
- ↑ Si veda la nota 3 al sonetto Pijene uno, pijeli tutti, pag. 105.
- ↑ Cagionoso, malaticcio.
- ↑ Ci risiamo un’altra volta. Cioè: «sono incinta di bel novo.»