Li cardinali in cappella

Giuseppe Gioachino Belli

1846 Indice:Sonetti romaneschi V.djvu sonetti letteratura Li cardinali in cappella Intestazione 3 marzo 2025 75% Da definire

Li malincontri Le creanze screanzate
Questo testo fa parte della raccolta Sonetti romaneschi/Sonetti del 1846

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LI CARDINALI IN CAPPELLA.

     L’ho ccontati ggià io: so’ cquarantotto:
Quarantasette rossi e uno bbianco,1
E ttutti su cquer lòro cassabbanco
Barbotteno l’uffizzio a ttesta sotto.

     Disce che ognun de lòro è un omo dotto
E pparla d’oggni cosa franco franco,
E appett’a llui nun ce la pò nemmanco
Chi ha inventato le gabbole dell’Otto.

     Disce che inzin ch’è stato monzignore
Fórzi oggnuno de lòro, Angiolo mio,
Ha puzzato un tantin de peccatore.

     E mmo cche sso’ Eminenze? Mo, dich’io,
Sarìa curioso de leggejje in core
Quanti de quelli llì ccredeno in Dio.

20 aprile 1846.

Note

  1. Diventando cardinale, un religioso conserva la foggia e il colore del proprio abito, “tranne il cappello, la berretta e il berrettino rossi.„ (Moroni, Dizion., vol. XCVI, pag. 229.) E nel 1846, tra i cardinali presenti in Roma, ce n’era almeno uno, Ambrogio Bianchi, che appartenendo alla Congregazione benedettina camaldolese, si sarà mantenuto bianco di nome e di fatto.