Levia Gravia/Libro II/Per la rivoluzione di Grecia
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XXIV.
PER LA RIVOLUZIONE DI GRECIA
Dunque presente nume ancor visiti,
Sacra Eleuteria, la terra d’Ellade,
Che già d’armi e di canti
4E d’altari fumanti — ardeva a te?
E là, dal vecchio Pireo, da l’isola
Che la tua gesta racconta a i secoli,
De la fuga tremante
8Tu ancor l’amaro istante — insegni a i re?
Oh viva, oh viva! Dovunque i popoli
Tu a l’armi accendi tu i troni dissipi,
Ivi è la musa mia,
12De l’agil fantasia — su l’ale io son.
Deh come lieto tra il Sunio e l’isole
Care ad Omero care ad Apolline
L’azzurro Egeo mareggia,
16Su cui passeggia — de’ gran fatti il suon!
Infrenin regi le genti barbare,
Grecia li fuga. Veggo Demostene
Su ’l bavarico esiglio
20Il torvo sopracciglio — dispianar.
Ombra contenta ricerca ei l’àgora
Che già ferveva fremeva urtavasi
De la sua voce al suono
24Sí come al tuono — il nereggiante mar.
Da poi che il brando nel mirto ascosero
Armodio e il prode fratello unanime
Non mai di piú giocondo
28Per Atene su ’l biondo — Imetto uscí.
Udite... È un altro fanciullo barbaro
Che Atene accatta rege. Nasconditi,
Musa: ritorna in pianto
32D’Armodio il canto — a questi ignavi dí.