Lettere al padre/1633/89
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A Roma
San Matteo, 14 maggio 1633
Amatissimo Signor Padre.
Che la lettera scrittami da V. S. la settimana passata m’apportasse grandissimo gusto e contento, io già per altra mia gliene ho significato; e ora soggiungo ch’essendomi convenuto rimandarla al signor Geri acciò anche Vincenzio la vedessi, ne feci una copia, la quale il signor Rondinelli, dopo averla letta, volse portar seco a Firenze, per farla sentir ad alcuni amici suoi, ai quali sapeva egli che sarebbe stato di molta sodisfazione l’intender questi particolari di V. S., siccome è seguìto, per quanto m’ha avvisato nel rimandarmela il medesimo signor Rondinelli. Il quale di quando in quando viene in casa di V. S., e altri non vi praticano. La Piera mi dice che non esce, se non quando vien qua da noi, per sentir messa o per altre occorrenze, e il ragazzo qualche volta va fino dai signori Bocchineri a pigliar le lettere, ne si trasferisce altrove, perché, oltre a fuggir i sospetti del male, è ancora deboluccio e di più pieno di rogna acquistata nello ospedale; e ora si attende a medicarla con qualche unzione ch’io gli vo facendo. Nel resto procuro che restino provvisti nella maniera che V. S. potrà vedere in questo scartafaccio che gli mando, ove sino a qui ho notate le spese fatte, e anco l’entrata avuta per questo effetto. La quale, sebbene è più che la spesa parecchie Lire, io ho preso sicurtà di spenderla per bisogni mia e di Suor Arcangela, sì che si può dire che siamo del pari, e da qui avanti farò libro nuovo. L’altre spese che si sono fatte dopo la partita di V. S. sono,
Scudi 17 e mezzo al signor Lorenzo Bini per il fitto della villa.
Scudi 24 in quattro paghe a Vincenzo Landucci, e Lire 6, 13, e 4 di spese fatte per la paga di febbraio; e di tutti tengo le ricevute.
Scudi 25 presi io per accomodarne Suor Arcangiola, come V. S. sa, ed altri.
Scudi 15 fui necessitata a pigliar, acciò ella potessi finir il suo benedetto uffizio, il quale è condotto con l’aiuto di Dio e di V. S., ché, senza questo gran sollevamento, non era possibile il tirarlo innanzi; e anco le monache si sono dimostrate assai sodisfatte, perché, con l’amorevolezza di V. S. e con l’aver supplito con danari, si sono ricoperte molte malefatte o magagne che dir vogliamo. Questi ultimi quindici scudi aspetto di rimettergli presto con l’entrata di ambedue noi, che a quest’ora doveremmo aver riscossa.
Questo presente anno toccava a Suor Arcangelo ad esser canovaia, uffizio che mi dava che pensare. Pur ho ottenuto grazia dalla madre Badessa che non gli sia dato con allegar varie scuse; e in quel cambio è fatta pannaiuola, essendo obbligata a imbiancar e tener conto delle tovaglie e bandinelle per asciugar le mani, del convento.
Sento gusto particolare nell’intendere che V. S. stia bene di sanità, del che grandemente temevo mediante i travagli che ha passati; ma il Signor Iddio ha voluto concederne le grazie compite liberandola dai travagli dell’arumo e del corpo. Sia egli sempre ringraziato!
Il male contagioso si sente che va per ancora perseverando, ma dicono che ne muor pochi e che si ha speranza che deva terminare, trattandosi di portar in processione a Firenze la Madonna dell’Impruneta per questa causa.
Al nostro già padre Confessore ho mandata la lettera a Firenze, già che egli non sta più qui al nostro convento, e ne aviamo avuto un altro, giovane di 35 anni, della Pieve a San Stefano.
Mi maraviglio che Vincenzio non gli abbia mai scritto, e mi glorio d’averlo superato nell’esser fervente in visitarla con mie lettere, sebben qualche volta ho avuto anch’io gran strettezza di tempo, e oggi ho scritto questa in 4 volte, interrotta sempre da vari intrighi per amor della spezieria; e di più con dolor di denti che mi causa il mio solito catarro, che già parecchi giorni sono che mi travaglia. Finisco salutandola per parte delle nominate, e pregandola a ritornar centuplicati i saluti all’Eccellentissima mia Signora e pregando Nostro Signore che la conservi e feliciti sempre.
sua figliuola Affezionatissima
S. M. Celeste.
Da S. Casciano sono venute in due volte 8 staia di farina per la Piera, ma io non ho cercato di pagarla sapendo che fra V. S. e il Ninci sono altri conti.