Lettere al padre/1633/83
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A Roma
San Matteo, 16 aprile 1633
Amatissimo Signor Padre.
Intendo per due lettere, che questa settimana tengo di suo, il buon progresso del suo negozio: me ne rallegro quanto Ella può immaginarsi, e ne ringrazio Dio. Iersera qua fu un applauso ed allegrezza grande, mediante la grazia impetrata dall’Eccellentissima Signora Ambasciatrice, alla quale scrivo questi pochi versi, veramente di scarso ringraziamento a tanti benefizi che da essa ricavo: fo quel ch’io so e non quel che dovrei. Scrissi al Sig. Giovanni Rinuccini per conto del servizio che V. S. mi impone, e da esso tengo risposta che per adesso non bisogna trattarne, ma che, quando verrà l’occasione, me ne farà avvisata.
Del mal cattivo intendo esserne in Firenze qualche poco, ma non già conforme a quello che si va dicendo e ragguagliando costà. Sento che ci sono dei carboncelli, ma che i più muoiano di petecchie e mal di punta. Quanto al suo ritorno, ancorché grandemente io lo desideri, la consiglierei a soprastare qualche poco, aspettando altri avvisi dagli amici suoi, e anco a metter ad effetto il pensiero ch’aveva quando partì di qui, di visitar la Santa Casa di Loreto.
Vincenzio nostro ci ha scritto questa settimana, e mandatoci a donare un pezzo di prosciutto; io avrei curiosità di sapere com’egli visita spesso V. S. con lettere. Giuseppe è tanto migliorato ch’è partito dallo Spedale, e per qualche giorno si trattiene in casa con suo zio in Firenze. La Piera sta bene e attende a filare. Di limoni se ne sono colti alcuni pochi ch’erano già bassi, avanti che fossero portati via da i malfattori; gli altri intendo che sono molto belli, e similmente le fave, le quali cominciano ad allegare il frutto. Spero pure che V. S. sarà qua a corli da sé, quando saranno in perfezione.
La saluto caramente in nome di tutte, e dei signori Rondinelli e Orsi; e dal Signore Iddio gli prego ogni vero bene.
sua figliuola Affezionatissima
S. M. Celeste.
Suor Isabella nostra desidera che V. S. gli faccia grazia di mandare per il suo servitore l’inclusa in mano propria a chi va, perché ne vorrebbe la risposta quanto prima. Il nostro signor Governatore, con occasione di venire a dare l’acqua benedetta, mi domandò istantemente di V. S. imponendomi ch’io gli facessi sue raccomandazioni.