Lettere al padre/1633/105
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A Siena
San Matteo, 20 agosto 1633
Amatissimo Signor Padre.
Quando scrissi a V. S. circa il suo avvicinarsi qua, ovvero trattenersi costì ancora qualche poco, sapevo l’istanza che s’era fatta al signor Ambasciatore, ma non già la sua risposta, la quale intesi dal signor Geri che fu qui martedì passato, quando già avevo scritto a V. S. un’altra lettera, e inclusovi la ricetta delle pillole che a quest’ora doverà esserle pervenuta. Il motivo adunque che m’indusse a scriverle in quella maniera fu, ch’essendomi io trovata più volte a discorrere con il signor Rondinelli, il quale in questo tempo è stato il mio rifugio (perché, come pratico ed esperimentato nelle cose del mondo, molte volte m’ha alleggerito il travaglio, pronosticandomi per l’appunto come le cose di V. S. potevan passare, le quali io mi figuravo più precipitose di quello che poi sono state); fra l’altre una volta mi disse che in Firenze si diceva che quando V. S. partiva di Siena doveva andar alla Certosa, cosa che a nessuno degli amici era di gusto; e vi aggiunse buone ragioni, ma in particolare alcuna di quelle che intendo che ha poi addotte il medesimo signore Ambasciatore, e quelle massimamente che se, con troppo sollecitar il ritorno di V. S., si aveva una negativa, bisognava poi necessariamente lasciare scorrere più lunghezza di tempo avanti che si ritornasse a supplicare. Ond’io che temevo di questo successo che facilmente sarìa seguìto, sentendo che V. S. sollecitava, mi mossi a scriverli in quella maniera.
Che se a lei non fo gran dimostrazione del desiderio ch’ho del suo ritorno, resto per non accrescerli lo stimolo e inquietarla maggiormente. Anzi che in questi giorni sono andata fabbricando castelli in aria, pensando fra me medesima, se, dopo questi due mesi di dilazione non si ottenendo la grazia, io avessi potuto ricorrere alla signora Ambasciatrice acciò, col mezzo della cognata di Sua Santità, avess’ella procurato d’impetrarla. So, come li dico, che questi son disegni poco fondati, con tutto ciò non stimerei per impossibile che le preghiere di pietosa figliuola superassero il favore di gran personaggi. Mentre adunque mi ritrovo in questi pensieri, e veggo che V. S. nella sua lettera mi soggiugne che una delle cause che li fanno desiderare il suo ritorno è per vedermi rallegrare di certo presente, oh li so dire che mi son alterata da ver davvero; ma però di quell’adirazione alla quale ci esorta il santo Re David in quel salmo ove dice, «Irascimini et nolite peccare.» Perché mi par quasi quasi che V. S. inchini a creder che più sia per rallegrarmi la vista del presente che di lei medesima: il che è tanto differente dal mio pensiero quanto sono le tenebre dalla luce. Può esser ch’io non abbia inteso bene il senso delle sue parole, e per questo m’acqueto, che altrimenti non so quel ch’io dicessi o facessi. Basta, V. S. vegga pure se può venirsene al suo tugurio che non può star più così derelitto, massimamente adesso che si approssima il tempo di riempier le botti, le quali, per gastigo del male che hanno commesso in lasciar guastar il vino, si sono tirate su nella loggia e quivi sfondate per sentenza dei più periti bevitor di questo paese, i quali notano per difetto assai rilevante quella usanza che ha V. S. di non le far mai sfondare, e dicono che adesso non posson patire e non hanno il sole addosso.
Ebbi li 8 scudi del vino venduto, che n’ho spesi 3 in sei staia di grano, acciò che, come rinfresca, la Piera possa tornare a fare il pane; la qual Piera si raccomanda a V. S. e dice che se si potesse mettere in bilancia il desiderio che ha V. S. del suo ritorno e quello che prova lei, sarebbe sicura che la bilancia di lei andrebbe nel profondo e quella di V. S. se n’andrebbe al cielo: di Geppo poi non bisogna ragionare. Il signor Rondinelli a questa settimana ha pagati li 6 scudi a Vincenzio Landucci ed ha avuto due ricevute, una per il mese passato, l’altra del presente: intendo che stanno bene lui e i figli, ma quanto al loro governo non so come si vadia, non l’avendo potuto spiare da nessuna banda. Mando altra pasta delle medesime pillole, e la saluto di tutto cuore insieme con le solite e il signor Rondinelli. Nostro Signore la conservi.
figliuola Affezionatissima
S. M. Celeste.