Lettere al padre/1633/104

Lettera 104

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1633 - 103 1633 - 105

A Siena

San Matteo, 13 agosto 1633

Amatissimo Signor Padre.

Se le mie lettere, com’Ella mi dice in una sua, li sono rese spesse volte in coppia, e io gli dico, per non replicar il medesimo, che quest’ultima volta le sue sono venute come i frati zoccolanti, non solamente accoppiati, ma con gran strepito, facendo in me una commozione più che ordinaria di gusto e contento, che ho preso in sentir che la supplica, che per Vincenzio e per il signor Geri, ho presentata a V. S., o raccomandata per dir meglio, sia da Lei stata segnata con tanta prontezza e con più larghezza di quello ch’io domandavo: e da questo fo conseguenza che non sia altrimenti con la mia importunità restata disturbata la sua quiete, ch’è quello che mi premeva, e per questo mi allegro e la ringrazio.

Quanto al suo ritorno, Dio sa quanto io lo desideri; nondimeno, quando V. S. potessi penetrare che, partendosi di cotesta città, li convenisse per qualche tempo fermarsi in luogo sì ben vicino, fuori di casa sua, crederei che fossi meglio per la sua sanità e per la sua reputazione, il trattenersi qualche settimana d’avvantaggio dove di presente si ritrova in un paradiso di delizie, specialmente mediante la dolcissima conversazione di cotesto Ill[ustrissi]mo monsignor Arcivescovo; e poter poi addirittura venirsene al suo tugurio, il qual veramente si lamenta di questa sua lunga assenzia; e particolarmente le botti, le quali, invidiando le lodi che V. S. dà ai vini di cotesti paesi, per vendetta, una di loro, ha guastato il vino, o pur il vino ha cercato di guastar lei, come già gli ho avvisato. E l’altra avrebbe fatto il simile, se non fosse stata prevenuta dall’accortezza e diligenza del signor Rondinelli, il quale conoscendo il male ha procurato il rimedio, consigliando e operando acciò il vino si venda, come s’è fatto, per mezzo di Matteo bottegaio, ad un oste. Oggi appunto s’infiasca e se ne manda via due some; e il signor Rondinelli assiste. Delle quali senza fallo credo che se ne averanno 8 scudi: quello che sopravanzerà alle due some si metterà nei fiaschi per la famiglia e per noi che ne piglieremo volentieri qualche pocherello: si è sollecitato a pigliar questo spediente avanti che il vino facesse altra novità maggiore, per non l’aver a buttar via.

Il signor Rondinelli attribuisce questa disgrazia al non essersi levato il vino di sopra quel letto che fa nella botte, avanti che venissero i caldi; cosa ch’io non sapevo, perché non son pratica in questi maneggi.

La mostra dell’uva dell’orto era assai scarsa, e due furie di gragnuola che l’ha percossa hanno finito di rovinarla. Se n’è colta un poco di quella lugliola avanti che ci arrivino i malandrini, quali, non avendo trovato altro da dissipare, hanno colte alcune mele. Il giorno di San Lorenzo fu qui all’intorno un tempo cattivissimo con vento tanto terribile che fece molto danno, e alla casa di V. S. ne toccò qualche poco, essendo andato via un buon pezzo di tetto dalla banda del signor Chellini, e anco fece cadere un di quei vasi ne’ quali sono i melaranci. Il frutto si è trapiantato in terra fino a che V. S. dirà se si deve comprar altro vaso per rimettervelo, e del tetto si è fatto sapere ai signori Bini che hanno promesso di farlo rassettare.

Di altri frutti non v’è quasi niente; e particolarmente delle susine, nessuna; e quelle poche pere che vi erano, il vento le ha vendemmiate. Molto bene son riuscite le fave, che, per quanto dice la Piera, saranno intorno a 5 staia e molto belle: adesso vi sono dei fagiuoli.

Mi resterebbe da rispondergli qualcosa circa quel particolare ch’Ella mi dice del stare o non stare in ozio; ma lo riserbo a quando averò manco sonno, che adesso che sono 3 ore di notte. La saluto per parte di tutti i nominati, e di più del signor medico Ronconi il quale non vien mai qui che con grand’istanza non mi domandi di lei. Il Signore Iddio la conservi.

figliuola Affezionatissima

S. M. Celeste.