Lettere al padre/1630/57
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A Bellosguardo
San Matteo, 15 dicembre 1630
Amatissimo Signor Padre.
Veggo che questa tramontana così gagliarda non permette che V. S. possi esser da noi così presto come m’aveva promesso; anzi dubito che non pregiudichi alla sua sanità; che perciò mando a vederla, e mandogli i cedri accomodati, cioè i morselletti fatti con la scorza senza l’agro di quel cedro più bello.
L’altre fantasie sono con l’agro ancora degli altri più piccoli: ma il meglio di tutti credo che sia quel tondo più grande, perché vi ho messo il zucchero più a misura e dovizia.
Fo isegno di far un poco di ceppo alla Virginia e a Madonna Piera. Avrò caro che V. S. ce la mandi avanti le feste, acciò possa dargliene; e perché vorrei anco far un poca di burla a Suor Luisa, vorrei che V. S. concorressi anco lei, vedendo se per sorte avessi in casa tanta roba che facessi una portiera all’uscio della sua cella; ossia cuoio o panno di colore, non mi darebbe fastidio: la lunghezza sarebbe tre braccia e la larghezza poco meno di due, e io c’aggiugnerò alcune bagattelle per farla ridere; come sarebbe arcolai da incannare, una filza di solfanelli per accendere il lume la notte, stoppino, aghetti e simili coserelle, più per darle una volta segno di gratitudine per tanti obblighi che gli tengo, che per altro. Se V. S. ha in casa da farmi il servizio, l’avrò caro, se no, non cerchi già averla di fuora, acciò non si mettessi in qualche pericolo, desiderando io troppo ch’Ella si conservi, e perciò prego a riguardarsi quanto sia possibile.
Del negozio di Monsignor Arcivescovo non ho inteso altro per ancora; avrò caro di sapere se V. S. è stata chiamata. Con che me le raccomando di cuore insieme con Suor Arcangela e le solite amiche. Nostro Signore la conservi.
figliuola Affezionatissima
S. M. Celeste.