Lettera 4

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A Firenze

San Matteo, 17 agosto 1623

Molto Illustre Signor Padre.

Sta mattina ho inteso dal nostro fattore che V. S. si ritrova in Firenze indisposta: e perché mi par cosa fuora del suo ordinario il partirsi di casa sua quando è travagliata dalle sue doglie, sto con timore, e mi vo immaginando che abbia più male del solito.

Pertanto la prego a darne ragguaglio al fattore acciocchè, se fosse manco male di quello che temiamo, possiamo quietar l’animo. Ed invero che io non m’avveggo mai d’esser monaca se non quando sento che V. S. è ammalata, poiché allora vorrei poterla venir a visitare e governare con tutta quella diligenza che mi fosse possibile. Orsù ringraziato sia il Signore Iddio d’ogni cosa, poiché senza il suo volere non si volta una foglia.

Io penso che in ogni modo non gli manchi niente, pur veda se in qualche cosa ha bisogno di noi e ce l’avvisi, che non mancheremo di servirla al meglio che possiamo. Intanto seguiteremo, conforme al nostro solito, di pregare nostro Signore per la sua desiderata sanità, e anco che gli conceda la sua santa grazia. E per fine di tutto cuore la salutiamo insieme con tutte di camera.

figliuola Affezionatissima

S. M. Celeste.