Lettere (Sarpi)/Vol. II/241
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CCXLI. — A Giacomo Leschassier.1
Ricevei le lettere della S.V. dei 3 aprile, insieme collo scritto di Tolosa; e la ringrazio vivissimamente. Io non posso meravigliarmi abbastanza della sfacciataggine dei Gesuiti, che vogliono insignorirsi di tutta la città. Io temo che il Capitolo muti parere: vedendo infatti che alcuni sono ingannati o guadagnati da costoro, sospetto possa incontrar lo stesso anche agli altri.
Ebbi da quel tale, che la S.V. ben conosce, il Commentario alla Risposta sinodale: l’ho letto con grande avidità ed attenzione, e vi ho scorto semi e frutti di sana dottrina. Se l’autore si scoprirà, spero che debba aggiungere altre riflessioni. Ma chi può raffrenare lo sdegno vedendo che i Gesuiti stampano molte cose sotto finto nome, e poi vogliono proscritti quei libri che non portano in fronte il nome dell’autore? Sarà di pubblico vantaggio se volgerannosi a disputa le proposizioni di esso Commentario; perchè così si confermeranno di più, e verrà in taglio di formarne altre. Ma tengo con Lei, che il Nunzio nol permetterà mai; giacchè a Roma si usa di non dire ciò che condannisi in ciascun libercolo, ma di sentenziare imperiosamente, perchè tutti si accomodino alle censure e non cerchino più oltre. Avrò assai caro di vedere ogni giunta che sia per farsi dall’autore del Commentario.
Credevo che fossero pervenuti in Francia gli esemplari delle trattative fatte a Torino nella causa di Asti; giacchè ne inviai costà copia ad un amico, la quale sento con maraviglia che non venne trasmessa alla S.V. Mando ora un esemplare del Monitorio, che non fu mai messo a stampa e solo affisso pubblicamente in copie manoscritte. Aggiungasi che saranno cercate la deliberazione e sentenza emesse dai ministri del duca nella città d’Asti,2 le quali furono date alle stampe e divulgate, e con gran fatica ne ho trovato un esemplare; poichè molti, per favoreggiar la curia, s’arrabattarono a comprarle e nasconderle; e chi le conserva, tienle nei segreti ripostigli. L’esemplare che mando, copiato da altro a stampa, è completo: il Monitorio è cavato da un manoscritto uscito dalla cancelleria del Nunzio. Ella da questo vedrà come tutte le sostanze delle chiese vadano alla Camera apostolica, e non già, come una volta, a Cristo o a’ Santi tutelari. Su questo andare, ogni cosa verrà ad accumularsi sopra un solo soggetto.
Il signor Molino non ha avuto incomodi di salute, e nè anche è partito dalla città. Non è molto che inviò alla S.V. il resto d’un certo libriccino, che crede sarà venuto nelle sue mani. Per tornare all’affare d’Asti, si trattò fra il papa e il duca in ordine all’assestamento della questione: il duca promise di mandare per ciò a Roma un ambasciatore; ma finora le son parole. Poco fa ha mosso guerra al duca di Mantova nel Monferrato, e gli ha pigliato diversi paesi. Ma avendo in questa intrapresa contrari tutti i principi d’Italia e quello pure di Spagna, penso che cederà; e per ciò stesso, temo che rimetta d’animo nella faccenda Astigiana; la qual cosa mi dispiacerebbe. Ma checchè avvenga, ne terrò informata la S.V. Le commetto i miei cordiali saluti pel signor Gillot; al quale desidero pure sieno partecipati (se così a Lei piacerà) gli esemplari spediti. Dopo di che, prego Dio, eccellentissimo signore, che conceda fausto adempimento a tutte le buone intraprese, e Lei mantenga a lungo in salute. E le bacio le mani.
- 7 maggio, 1613.