Lettere (Sarpi)/Vol. II/207

CCVII. — Al medesimo

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CCVII. — Al medesimo
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CCVII. — Al signor De l’Isle Groslot.1


Già quindici giorni, ricevei quella di V.S. delli 29 marzo, alla quale fui impedito di rispondere per una repentina occasione che mi sopravvenne di uscire di Venezia. Pregai monsieur Assellineau che facesse mia scusa con V.S.; il che credo avrà fatto. Con questo corriere ho ricevuto l’altra delli 15 aprile. In quello che tocca li Gesuiti, credo che V.S. sarà stata a pieno sodisfatta per quello che le mandai con la mia del fine di marzo. Le dirò di più, che seguitano offendendo la Repubblica non solo in prediche per Italia, ma, quello che più importa, fanno uffici sinistri e pericolosi in Costantinopoli.2 e hanno avuto parte nel tradimento del quale V.S. avrà inteso parlare. Il proceder dolcemente in Parigi, senza nissun dubbio (siccome V.S. prudentemente giudica), è coperto di qualche cattivo disegno. La causa della navigazione ha fatto il suo tuono, ma, contra la mia espettazione, cammina a concordia. Insomma, ambidue vogliono quiete.

Vengo alle cose di costì. Del libro di Richer se l’appellazione seguirà, sarà un passo di gran considerazione; ma io dubito che sarà impedita dalla regina, e che vi si adopereranno Villeroy e Sillery: [p. 306 modifica]sarà però assai se Richer difenderà lo scritto suo confermandolo con più lunga trattazione, e rispondendo alle obbiezioni. Mi dispiace ben sopra modo lo scisma3 che veggo nascere tra i Riformati; e siccome non è ammessa la trattazione nel sinodo, così mi pare che si doveva impedir anco ogni altra privata, e far che Du Moulin non ascoltasse e non rispondesse.4 Si assopiscono più facilmente simili convenzioni col lasciar parlar una parte sola, che volendola convincere. Ma io ho estrema curiosità (non credo però vana) di saper lo stato della controversia. Mi conviene sentir dispiacere, poichè, per le cose di Saumur e per queste, li Riformati saranno all’avvenire poco in concordia.

Mi par un gran tentativo quello di monsignor di Reffuge5 negli Stati, il quale temo non tiri seco qualche cattiva conseguenza. Se V.S. intenderà che riuscita avrà avuto, la prego farmene parte. In fine, non può continuare l’amicizia tra le due corone, mentre che li Spagnuoli averanno modo di poter seminare il Diacatholicon.

Sento gran piacere che il signor Casaubono scriva contro Baronio, perchè avrà materia ed occasione di mostrar il suo sapere, e con utilità universale. Ho veduto il libretto di Du Val6 contra Richer, cosa di assai poco peso. [p. 307 modifica]

Siamo stati in grand’espettazione delle cose di Germania: al presente nessun più vi pensa. Si tiene per fermo che il re Matthias debba succedere eletto senza difficoltà. Di Germania non si può aspettare cosa che vaglia, se il freddo naturale della nazione non è contemperato col calore di altri. Nessun può se non Inghilterra, il quale non vi può attendere, essendo occupato con Vorstius,7 ed in altre cose di questo genere. Ho veduto una risposta di Casaubono al cardinale Du Perron, che mi par bella; e se debbo usar comparazione, la preferisco a quella che scrisse al gesuita.

Par che si vada risolvendo che il signor Barbarigo vada in Francia, e non in Spagna. Ma ciò non sarà se non fra un anno, ed a Spagna si provvederà fra un mese; onde passato quello, saremo certi. Io qui finisco, ed a V.S. riverentemente bacio la mano.

Di Venezia, il dì 8 maggio 1612.




Note

  1. Dalla raccolta come sopra, pag. 470.
  2. Sembra allusione ai dissapori che cominciavano a sorgere tra Venezia e la Porta per cagione degli Uscocchi, rimproverando questa alla prima di non fare quant’essa avrebbe potuto per liberare da quei pirati l’Adriatico. Non è, poi, difficile che i Gesuiti si studiassero di accrescere questa mala disposizione de’ Turchi, per isvolgere la loro attenzione dalla politica austriaca, sola colpevole che quella calamità e quei misfatti si continuassero.
  3. L’antica ediz. ha: lo schismate.
  4. Era morto in quei giorni da un pezzo il celebre giureconsulto francese Carlo Du Moulin. Vuolsi, forse, qui alludere a Pietro Du Moulin, famigerato teologo protestante, che scrisse molte opere, e dovè egli pure ricoverarsi dalla Francia nativa nell’Inghilterra.
  5. Sospettiamo d’errore corso in rispetto a tal nome, nella stampa del 1673.
  6. Andrea Duval, dottore della facoltà teologica di Parigi e autore di un: Elenchus libelli de ecclesiastica et politica potestate.
  7. Celebre teologo protestante nativo di Colonia, il quale però ebbe oppositori alle sue dottrine anche fra gli stessi protestanti, a cui quelle parvero macchiate di socinianismo. Si chiamò Corrado, e non bisogna confonderlo co’ suoi due figli Guglielmo-Enrico ed Elio-Everardo.