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lettere di fra paolo sarpi. 313

accenna il capitolare stesso di Carlo Magno. I principi che liberarono i cherici dall’autorità dei magistrati, fornirono a loro, imbattutisi in fiacchi re, pretesti a pigliar per debiti i donativi, e spacciarli derivanti da giure divino o almeno ecclesiastico. Io, pel primo in Italia, fui oso a bandire che niuno imperante sciolse i cherici dal suo potere, ma che essi andarono franchi soltanto da quello dei magistrati: per il che molto mi compiacqui nel vedere che tal sentenza arrideva al Barclay; ma come questa consuoni cogl’insegnamenti divulgati nel capo decimosettimo, non mi è dato comprenderlo. Prego la Vostra cortesissima Signoria a reputarmi degno di udire quel che essa ne pensi, e di riguardarmi coll’usato favore.

Ricevei finalmente il libretto a stampa, ov’ella raccolse con assai buon senno dieci trattati a sostegno della libertà gallicana;1 e ne le ho grazie moltissime, insieme con obbligo singolare. Finisco coll’augurarle salute.

Venezia, 29 settembre 1609.




XCVI. — Ad Antonio Foscarini.2


Quella di V.E. delli 3, narrandomi il modo come i padri Gesuiti acquistino in questo mondo, e fanno acquistare agli altri il cielo senza diminuzione, anzi con augumento in questa vita, mi fa vedere che le cose vanno in circolo, e quello ch’è


  1. Può rivedersi la nostra nota a pag 52.
  2. Stampata dal Bianchi-Giovini; Capolago ec., pag. 191.