Lettere (Machiavelli)/Lettera XXIII a Francesco Vettori

Lettera a Francesco Vettori

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Lettera a Francesco Vettori
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Magnifico viro Francisco Victorio etc.

Magnifice orator. Poi che io hebbi scritto l'alligata, ricevei la vostra de' 15, circa alla quale risponderò solo alla parte pertinente a Donato, al quale io lessi il capitolo, et subito si riempié di tanta speranza che la camicia non gli tocca le anche. Perché lui è deliberato, che per ottenere questa grazia non si faccia risparmi di cosa alcuna, fece rifare la lettera a' Beni, per la quale fra sei mesi futuri vi sarà pagato a vostra posta cento ducati. Et mi ha detto che, oltre a questi, quando bisogni degli altri, che non si risparmi cosa alcuna, né si riguardi a nulla. Le lettere fieno incluse in questa; varretevene a' tempi et per il consueto di tali lettere. Circa il risparmiarli o no, Donato non voleva che io ve ne scrivessi cosa alcuna: pure io, come da me, ve lo ricordo, massime che mi pare che l'opera dell'amico non bisogni più in alcuna parte, perché non occorrendo più havere a scrivere in questa materia, mi pareva che non potesse né nuocere né giovare. Pure Donato non vuole che si pensi a questo, né che si guardi a nulla, purché gli esca una volta di plebeo.

Io vi ringrazio di nuovo di tutte l'opere et di tutti i pensieri che voi havete hauti per mio amore. Non ve ne prometto ricompenso, perché non credo mai più potere far bene né a me né ad altri. Et se la fortuna havesse voluto che i Medici, o in cosa di Firenze o di fuora, o in cose loro particolari o pubbliche, mi havessino una volta comandato, io sarei contento. Pure io non mi diffido ancora affatto. Et quando questo fussi, et io non mi sapessi mantenere, io mi dorrei di me; ma quello che ha ad essere, fia. Et conosco ogni dì, che gli è vero quello che voi dite, che scrive il Pontano: et quando la fortuna ci vuole cacciare, la ci mette innanzi o presente utilità o presente timore, o l'uno et l'altro insieme; le quali due cose credo che sieno le maggiori nimiche habbia quell'opinione che nelle mie lettere io ho difesa. Valete.

Die 20 Decembris 1514.

Niccolò Machiavelli, in Firenze.