Lettere (Campanella)/LXXXIV. Ad Urbano VIII
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LXXXIV
Ad Urbano VIII
Le trame del Ridolfi a Parigi contro l’esule per mezzo di spie salariate.
Mando l’inclusi Aforismi dati in secreto al Cardinale, perché intenda come procede il vostro servo per bene di tutti, e praecipue di Vostra Beatitudine, in cui solo trovai vero senno e vero amore. Le dicerie che scrisse il padre generale a questi signori contra me per mezzo d’un suo spione spagnolizato e confettato da lui, e quel che fa scriverá Roma che non ho credito, lo scrivo minutamente al signor conte, perché lo mostri a Vostra Beatitudine, e sappia che non si può creder quanto son onorato da principi e da letterati, ed in ogni scienzia. E chi scrive il contrario spagnolizza e rodolfiza. E giá tutti principi, monsú Cricchi, il Cardinal Duca, il padre Gioseffo e ’l capitan delle guardie in presenza del Mazarini han parlato di quel che scrive il generale col suo vituperio e mia lode.
Questi suoi salariati spioni son caduti e tutti padri scrivono a Vostra Beatitudine contra lui. Dio gli perdoni. Non vedo altro ch’ateismo. Mi dispiace solo del disgusto di Vostra Beatitudine; ma presto goderá li frutti di tanta pazienza. Il re, la corte, i capitani per diverse parti son partiti. Dai nunci lo saprá. Non dirò altro. Prego ogni mattina per Vostra Beatitudine e per il cristianissimo re nelle collette. Ed aspetto la grazia di stampar i suoi poemi e libri miei col giudizio della Sor bona.
E li bacio i santi piedi con tutto l’animo.
Parigi, 23 aprile 1635.
Gli Aforismi sono poi migliorati: questo è il primo schizzo. Vostra Beatitudine veda solo etc. Qua si può quel che non in Roma.