Lettere (Andreini)/Lettera XI

XI. Dello Sdegno.

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Dello Sdegno.


M
ENTRE nell’amor vostro, non meno d’Amor fui cieca, fermamente credei, che tutto ’l bello, che ’l Cielo, e la Natura puon fare, fosse nel breve spatio del vostro viso riposto; e di tal merito vi giudicai, che solo mi fu caro il piangere, e ’l sospirar per voi, riputando priva di giuditio ogni donna, che volontariamente non eleggeva di far l’istesso: ma hora, che lo sdegno pietoso de’ miei ingiusti tormenti, con amica mano m’ha svelati gli occhi, & hà in un sol punto spezzate quelle tenaci catene, e spente quelle ardenti fiamme, che per voi legata, & accesa mi tenevano, apertamente conosco la mia folle credenza, e ’l manifesto errore in cui misera io mi vivea sepolta. Niun’altra sembianza poteva allhora piacer à gli occhi miei, anzi ogn’altro obietto m’era noioso, & ogni cosa in voi mi parea bella, e fuor di voi diforme: hora in altrui veggio altra fronte serena, altri occhi vaghi, altre guancie di rose, altre labbra di rubini, altri portamenti leggiadri, e ’n somma altra bellezza, la quale tanto più bella mi si fà vedere, quanto non è coperta da una bruttezza d’animo, com’è la vostra. S’io sin qui son vissuta ad un’huomo ingrato, hora più saviamente governandomi, o à me stessa, o ad altra persona, che più di voi meriti, intendo di vivere; e vi prometto, ch’i’ hò non leggier obligo alla vostra discortesia, poiche per mezo di

[p. 11r modifica]quella conosco meglio l’altrui gentilezza, e l’animo vostro villano mi serve per contraposto de gli animi benigni. Siate certo, che non sarà mai, che non mi dolga sin’al vivo dell’anima d’havervi amato, e ch’io non brami di cancellar col sangue l’infelice memoria di quell’amore, ch’io v’hò portato, il quale mentre pur tal volta (ma contra mia voglia) mi torna in mente, fà, ch’io fulmini di sdegno, e son astretta ad odiar me stessa, altrotanto di quello, che voi amai. M’è venuto pensiero di scrivervi questa lettera, perche sappiate interamente l’animo mio, e perche non godiate in voi stesso imaginandovi, che duri ancora quel tirannico Impero, che per mia dappocaggine, e per mio poco giuditio, un tempo m’haveste sopra. Altro non voglio dirvi, se non, che quanto meno mi sarà data occasione di vedervi, tanto più sarò contenta.