Pagina:Lettere (Andreini).djvu/46


D’ISABELLA ANDREINI. 11

quella conosco meglio l’altrui gentilezza, e l’animo vostro villano mi serve per contraposto de gli animi benigni. Siate certo, che non sarà mai, che non mi dolga sin’al vivo dell’anima d’havervi amato, e ch’io non brami di cancellar col sangue l’infelice memoria di quell’amore, ch’io v’hò portato, il quale mentre pur tal volta (ma contra mia voglia) mi torna in mente, fà, ch’io fulmini di sdegno, e son astretta ad odiar me stessa, altrotanto di quello, che voi amai. M’è venuto pensiero di scrivervi questa lettera, perche sappiate interamente l’animo mio, e perche non godiate in voi stesso imaginandovi, che duri ancora quel tirannico Impero, che per mia dappocaggine, e per mio poco giuditio, un tempo m’haveste sopra. Altro non voglio dirvi, se non, che quanto meno mi sarà data occasione di vedervi, tanto più sarò contenta.


Del Medesimo.


S’

IO fossi nato, per esser tutto ’l tempo di mia vita, sottoposto all’ingiustissimo Impero della vostra tirannide, non potreste comandarmi, con maggior auttorità di quella, con la quale m’havete comandato, ch’i’ faccia cosa, ch’adessequire, già non mi turba. Non mi vedrete, non dubitate, e così vi servirò. Pensate voi forse Signora, non dirò mia; ma di chi per avventura meno di me vi merita, ch’io non debbia mai levarmi da gli occhi un così fosco velo? pensate voi for-


se,