Lettere (Andreini)/Lettera CX

CX. Delle lingue bugiarde.

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CX. Delle lingue bugiarde.
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Delle lingue bugiarde.


A
NIMA mia cara. Io sò, che da lingue non men bugiarde, che invidiose v’è stato detto, ch’io nella mia breve assenza mi son compiacciuto d’altra bellezza che della vostra, e che peregrino errante fò l’istesso in

[p. 105v modifica]tutti i luoghi, e che tanto non porto piaga quanto non veggo obbietto, havendo più tosto per arte, che per accidente l’amare. Se voi (desideratissima Signora mia) credete questo (perdonatemi) dimostrate d’esser poco, anzi nulla conoscitrice, così del vostro merito, come del mio debito, e dimostrate ancora d’haver pochissima cognitione di quel dono, che v’hà fatto il Cielo, ma perche non vi dice il vostro fidatissimo specchio (alquale pur dovereste credere) che l’oro, delle vostre chiome è tale, che non solamente di laccio indissolubile può tener legato il cuor mio; ma l’istesso Amore à cui è piacciuto di legar se medesimo in così cari nodi? che non vi dice quel lucido cristallo la forza di quegli occhi arcieri, che m’avventarono acutissime saette, e che mi piagarono con tanto mio diletto il cuore? che non vi dice quanto può l’avorio di quella bella mano? che non vi fà egli sapere come rapisce la cara libertà? quel latte appreso che vi fà bianco il seno molto più che non fà la neve candidi i poggi? che non vi scuopre la virtù de i coralli delle vostre labbra di porpora? e perche non vi dice finalmente, che se la bellezza havesse corpo, voi l’istessa bellezza sareste? Ah, che se ciò vi fosse noto, vi sarebbe ancor noto il mio fuoco, ilquale tanto durerà in me, quanto l’esca della mia vita potrà mantenerlo. Siate sicura, che quand’io scorressi dove spunta il Sole, e dov’egli raccoglie la propria luce nel Mare, non che per luoghi tanto vicini come son quelli dove per forza son gito, che non avverrebbe mai, ch’io non sol mi scordassi di voi: ma che per breve [p. 106r modifica]spatio io stessi senza rammentarmi della bellezza vostra, e dell’amor mio. Qual si voglia vaghezza, che ’n altra donna possa rappresentarmisi innanzi, non potrà mai crollare non che svellere la saldissima pianta della mia fermezza, e s’alcuna volta avvenisse, ch’io mirassi altra donna, assicuratevi, che non sarebbe per altro, che per adorar in lei un raggio del vostro lucidissimo splendore, essendoche, non posso veder bellezza in altra, che non mi sembri quella, che ’n voi risplende, e fuor di questo siate certa, che se talhora guardo alcuna giovane, ch’appresso l’altre habbia titolo di bella, nell’istesso modo la guardo, che si suol guardar una figura dipinta, lodando l’eccellenza dell’Artefice nella disposition de i colori, dell’attitudine, e dell’altre cose appartenenti à quell’arte: ma posto fin al mirare è posto ancor fin al pensare, dico al pensar di lei, che di voi continuamente penso, e non hò altro in mente, che ’l compiacervi. Per quei begli occhi, che furono dolci, & accorti predatori della mia libertà vi giuro, che se v’aggrada, ch’io sempre da voi lontano guidi vita solitaria, e sia in uno e cieco, e sordo, e muto (e pur sarebbe miserissimo stato il mio) volontieri il farò. M’allontanarò da gli huomini, dalle Città, dal Mondo, e finalmente dalla vita propria; ma quando non vogliate tanto mio male, basta dirmi, che non prestate fede à quegli invidiosi, e maligni, che procurano di contaminar i nostri affetti. Fatemi gratia di farmi sapere, che siete non men conoscitrice delle lor fintioni, che del mio amore. Aspetto [p. 106v modifica]risposta, da cui spero sicurezza, che voi fermamente credete questo mio cuor non dolersi d’altre piaghe, che di quelle che li furon fatte quand’io vi vidi così bella.