Lettera a Salvatore Farina (21 aprile 1906)

Mario Rapisardi

1906 lettere letteratura Lettera a Salvatore Farina Intestazione 18 settembre 2008 75% lettere

21 aprile 1906


La tua visita ha lasciato nel mio cuore come una vibrazione di luce serena, come una melodia di anime che s'incontrino in un angolo ignoto del mondo dopo di essersi lungamente desiderate e cercate: melodia soave ch'io vado assaporando con l'anima non ancora affatto invecchiata e desiderosa ancora di dolci affetti.

L'amore e il dolore han sollevato e purificato il tuo spirito in una sfera ideale, dove la fede in una vita avvenire non è delirio di raffinato egoismo, e dove l'anima tua può trovare ai mali della vita presente quelle consolanti illusioni di cui io ho creduto da molti anni disseccata la fonte.

Ho fissato lungamente l'abisso e ne ho le vertigini.

Ho perduto la fede nel soprannaturale, ma la religione del Bene non m'è mancata.

Son convinto che la vita è dovere; son certo che la Giustizia trionferà nel mondo; ma l'indole irrequieta mi nega la pazienza agli indugi e il compatimento alle colpe ostinate degli uomini.

Amo l'umanità, quale io la desidero, e quale sarà certamente nel secolo dei secoli; ma gli uomini, quali oggi sono, generalmente li detesto. Se potessi distruggerli per rifarli, mi servirei di tutti i mezzi, non escluso il cannone.

È una specie di antropofagia filantropica che mi affanna e mi rende incompreso, calunniato e infelice.

Questo ho voluto dirti perchè alla bontà e alla timidezza, da te trovata nel mio carattere e con sì dolci colori dipinta nell'articolo affettuoso, tu faccia la tara e la riduca nei termini veri. Né l'odiosa vecchiezza né i malanni e gli odi che mi vanno ancora saettando i farisei di tutte le confessioni mi hanno rammorbidito.

L'animo dura tuttavia acerbo... Timido e umile innanzi all'Ideale, io sono ancora animoso e orgoglioso