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Il volo

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Scritti scientifici - Il corpo umano Scritti sull'arte
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IL VOLO.

Farai l’anatomia dell’alie d’uno ucciello, insieme colli muscoli del petto motori d’esse alie.

El simile farai dell’omo, per mostrare la possibilità che è nell’omo a volersi sostenere infra l’aria con battimento d’alie.

Cod. Atl., 45, r. a.


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IL VOLO





Equilibrio dell’uomo nell’aria.

L’uccello è strumento oprante per legge matematica, il quale strumento è in potestà dell’omo poterlo fare con tutti li sua moti, ma non con tanta potenzia (ma solo s’astende nella potenza del bilicarsi)1 ; adunque diren che tale strumento composto per l’omo non li manca se non l’anima dello uccello, la quale anima bisogna che sia contrafatta dall’anima dell’omo.

L’anima alle membra delli uccelli sanza dubbio obbidirà meglio a’ bisogni di quelle, che a quelle non farebbe l’anima dell’omo, da esse separato, e massimamente ne’ moti di quasi insensibili bilicazioni; ma poi che alle molte sensibile varietà di moti noi vediamo l’uccello provvedere, noi possiamo per tale esperienzia giudicare che le forte2 [p. 122 modifica] sensibili potranno essere note alla cognizione dell’omo, e che esso largamente potrà provvedere alla ruina di quello strumento del quale lui s’è fatto anima e guida.

Perchè si sostiene l’uccello sopra dell’aria3.

L’aria che con più velocità di mobile è percossa, con maggior somma di se medesima si condensa.

Questo si pruova perchè mai il men denso corpo frussibile sosterrà sopra di sè il più denso, come per isperienza si vede l’ancudine notare sopra il bronzo fonduto, e l’oro e l’argento liquefatto stare sotto la fusione del piombo; e per questo, essendo l’aria corpo atto a condensarsi in se medesima, quando essa è percossa da moto di maggior velocità che non è quel della sua fuga, essa si prieme in se [p. 123 modifica] medesima, e si fa in fra l’altra aria a similitudine del nuvolo, cioè di quella densità.

Ma quando l’uccello si trova infra ’l vento, esso po sostenersi sopra di quello, sanza battere l’alie, perchè quello offizio che fa l’alia contro all’aria, stando l’aria sanza moto, tal fa l’aria mossa contro all’alie, essendo quelle sanza moto.

OSSERVAZIONI SUL VOLO DEI RAPACI.

Il cortone.

Quando l’uccello ha gran larghezza d’alie e poca coda, e che essi si voglia inalzare, allora esso alzerà forte le alie, e girando riceverà il vento sotto l’alie, il qual vento facendosegli intorno lo spingerà molto con prestezza, come il cortone, uccello di rapina ch’io vidi andando a Fiesole sopra il loco di Barbiga nel 5 [1505] addì 14 di Marzo.

Il nibbio.

Il nibbio e li altri uccelli che battan poco le alie, vanno cercando il corso del vento e quando il vento regnia in alto, allora essi fieno veduti in grande altura, e se regnia basso, essi stanno bassi.

Quando il vento non regnia nell’aria, allora il nibbio batte più volte l’alie nel suo volare, in modo tale che esso si leva in alto e acquista impeto; esso poi declinando alquanto, va lungo spazio sanza [p. 124 modifica] battere alie; e quando è calato esso di novo fa il simile, e così segue successivamente; e questo calare sanza battere alie li scusa un modo di riposarsi per l’aria, dopo la fatica del predetto battimento d’alie.


Questo scriver sì distintamente del nibbio par che sia mio destino, perchè ne la prima ricordazione della mia infanzia e’ mi parea che, essendo io in culla, che un nibbio venisse a me, e mi aprissi la bocca colla sua coda, e molte volte mi percotessi con tal coda dentro alle labbra.

«Il grande uccello».

Il predetto uccello si debbe, coll’aiuto del vento, levare in grande alteza, e questa fia la sua sicurtà, perchè, ancora che intervenissi tutte l'anzidette revoluzioni, esso ha tempo a ritornare nel sito dell’equalità4, purchè le sua membra sieno di grande resistenzia, acciò che possin sicuramente resistere al furore e impeto del discenso, colli antidetti ripari, e le sue giunture di forte mascherecci, e li sua nervi di corde di seta cruda fortissima; e non si impacci alcuno con ferramenti, perchè presto si schiantano nelle lor torture, o si consumano, per la qual cosa non è da ’npacciarsi con loro.


Ricordatisi come il tuo uccello non debbe imitare altro che ’l pipistrello per causa ch’e5 paniculi [p. 125 modifica] fanno armadura, over collegazione alle armadure, cioè maestre delle alie6.

E se tu imitassi l’alie delli uccelli pennuti, esse son di più potente ossa e nervatura, per essere esse traforate, cioè che le lor penne son disunite e passate dall’aria.

Ma il pipistrello è aiutato dal panniculo, che lega il tutto e non è traforato.

Persuasione alla impresa che leva l’obbiezioni.

Se tu dirai che li nerbi e muscoli dell’uccello sanza comparazione essere di magior potenzia che quelli dell’omo con ciò sia che tutta la carnosità di tanti muscoli e polpe del petto essere fatti a benefizio e aumento del moto delle alie, con quello osso d’un pezo nel petto che aparechia potenzia grandissima all’uccello7, coll’alie tutte tessute di grossi nervi e altri fortissimi legamenti di cartilagini e pelle fortissima con vari muscoli, qui si risponde che tanta forteza è aparechiata per potere oltre8 all’ordinario suo sostenimento delle alie. Gli bisognia, a sua posta, radoppiare e triplicare il moto per fuggire dal suo predatore o seguitare la preda sua; onde in tale effetto, li bisognia radopiare o triplicare la forza sua, e, oltre a di questo, portare tanto peso ne’ sua piedi per l’aria, quanto è il peso di se medesimo; come si vede al falcon portare l’anitra, e [p. 126 modifica] all’aquila la lepre, per la qual cosa assai bene si dimostra dove tal superchia forza si stribuisce; ma poca forza li bisognia a sostener se medesimo, e bilicarsi sulle sue alie, e ventilarle sopra del corso de’ venti, e dirizare il temone alli sua cammini; e poco moto d’alie basta, e tanto di più tardi moto, quanto l’uccello è maggiore.

L’uomo ancor lui ha maggior somma di forza nelle gambe che non si richiede al peso suo, e che sie vero, posa in piedi l’omo sopra la lita, e pon mente quanto la stampa del suo piede si profonda. Di poi li metti un altro omo adosso, e vedrai quanto più si profonda. Dipoi li leva l’omo da dosso e fallo saltare in alto, adirittura, quanto può, e troverai la stampa del suo piedi essersi più profondata nel salto che coll’omo adesso; adunque qui per due modi è provato l’omo aver forza il doppio che non si richiede a sostenere se medesimo.

Baghe - paracadute.

Baghe, dove l’omo, in 6 braccia d’altezza cadendo, non si faccia male, cadendo così in acqua come in terra; e queste baghe, legate a uso di pater nostri, s’avoglino altrui adesso9

Promessa del gran volo..

Piglierà il primo volo il grande uccello, sopra del dosso del suo magnio cecero10, e enpiendo [p. 127 modifica] l’universo di stupore, enpiendo di sua fama tutte le scritture, e groria eterna al nido dove nacque.


Del monte, che tiene il nome del grande uccello, piglierà il volo il famoso uccello ch’enpierà il mondo di sua gran fama.






Note

  1. Ma questa minor potenza è solo riguardo alla capacità d’equilibrio.
  2. Fortemente.
  3. Il principio del più pesante dell’aria, studiato da Leonardo nel volo degli uccelli per giungere a un’applicazione per il volo umano, è il principio — base dell’aviazione moderna. Gli studi di Leonardo sul volo degli uccelli sono di tal perfezione che solo vennero uguagliati, non sorpassati. Al principio del più pesante si venne solo ultimamente; da prima trionfava l’altro del più leggero dell’aria. — Gli studi di L. si dividono in due fasi: nella 1ª Egli tenta d’applicare all’uomo un congegno alato, che con l’uomo stesso diventi un solo strumento; nella 2ª idea e disegna un congegno in tutto simile all’areoplano, congegno staccato dall’uomo, e che l’uomo doveva solo governare. Gli mancò, per l’applicazione pratica, il mezzo per sollevare l’apparecchio ideato, ossia il motore.
  4. Di racquistare l’equilibrio.
  5. I.
  6. Sottintende: penne; cioè: alle penne maestre.
  7. Lo sterno.
  8. Aver forza maggiore all’ordinaria che lo sostiene sull’ali.
  9. S’avvolgano.
  10. Il Monte Ceceri presso Firenze, probabilmente.