Le vite de' più eccellenti pittori, scultori e architettori (1550)/Pesello e Francesco Peselli

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Gentile di Fabriano e Vittore Pisanello Benozzo

PESELLO E FRANCESCO PESELLI

Pittori Fiorentini

Rare volte suole avvenire che i discepoli de’ maestri rari, se osservano i documenti di quegli, non divenghino molto eccellenti, e che se pure non se gli lasciano dopo le spalle, non gli pareggino almeno e si agguaglino a loro in tutto. Perché il sollecito fervore della imitazione, con la assiduità dello studio, ha forza di pareggiare la virtú di chi gli dimostra il vero modo dello operare. Laonde vengono i discepoli a farsi tali, che e’ concorrono poi co’ maestri e gli avanzano agevolmente, per esser sempre poca fatica lo aggiugnere a quello che è trovato. E che questo sia il vero, Francesco di Pesello imitò talmente la maniera di fra’ Filippo, che se la morte non ce lo rapiva cosí acerbo, di gran lunga lo superava. Conoscesi che Pesello imitò la maniera d’Andrea da ’l Castagno e tanto prese piacer del contraffare animali e di tenerne sempre in casa vivi d’ogni specie, che e’ fece quegli sí pronti e vivaci, che di quella professione non ebbe alcuno nel suo tempo che gli facesse paragone. Stette fino all’età di XXX anni sotto la disciplina di Andrea, imparando da lui, e divenne bonissimo maestro. Fece nella via de’ Bardi la tavola della cappella di Santa Lucia, la quale gli arrecò tanta lode, che per la Signoria di Fiorenza gli fu fatto dipignere una tavola a tempera, quando i Magi offeriscono a Cristo, che fu collocata a mezza scala del loro palazzo, per la quale Pesello acquistò gran fama. Fece ancora alla cappella de’ Cavalcanti in Santa Croce, sotto la Nunziata di Donato, una predella con figurine piccole, dentrovi storie di San Niccolò; e lavorò in casa de’ Medici una spalliera d’animali molto bella, et alcuni corpi di cassoni con storiette piccole con giostre di cavalli. E veggonsi in detta casa sino al dí d’oggi di mano sua alcune tele di leoni, i quali s’affacciano a una grata che paiono vivissimi; et altri ne fece fuori, e similmente uno che con un serpente combatte; e colorí in un’altra tela un bue et una volpe con altri animali molto pronti e vivaci. Fece ancora a Pistoia una tavola in S. Iacopo, la quale è molto diligentemente finita; e per la città sua una infinità di tondi che smarriti per le case di cittadini si veggono.

Fu persona molto modesta, moderata e gentile, e sempre ch’e’ poteva giovare agli amici con amorevolezza e volentieri lo faceva. Tolse moglie giovane et ebbene Francesco detto Pesellino suo figliuolo, che attese alla pittura imitando gli andari di fra’ Filippo infinitamente. Costui se piú tempo viveva, per quello che si conosce, averebbe fatto molto piú ch’egli non fece, perché era studioso nell’arte, né mai restava né dí né notte di disegnare. Perché si vede ancora nella cappella del noviziato di Santa Croce, sotto la tavola di fra’ Filippo, una maravigliosissima predella di figure piccole, le quali paiono di mano di fra Filippo. Egli fece molti quadretti di figure piccole per Fiorenza, et in quella acquistato il nome se ne morí d’anni XXXI, perché Pesello ne rimase dolente; né molto stette che lo seguí lasciando il mondo non manco pieno dell’opre, che s’abbia fatto di nome. Visse in Fiorenza anni LXXVII. Et insieme col suo figliuolo fu onorato poi di questi versi:
Se pari cigne il Cielo i duoi Gemelli;
Tal cigne il padre e ’l figlio la bella arte:
Che Appelle fa di sé fama in le carte
Come fan le rare opre a’ duoi Peselli.