Le vite de' più eccellenti pittori, scultori e architettori (1550)/Lorenzo Vecchietto Sanese

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Benozzo Galasso Ferrarese

LORENZO VECCHIETTO SANESE

Scultore e Pittore

Egli si vede assai chiaramente per tutte le età passate che in una patria non fiorisce mai uno artefice, che molti altri, o minori o pari, non concorrino poco appresso. Dando la virtú di colui cagione di insegnare gli esercizii lodati a chi viene di poi, et a quegli stessi che adoperano, di guardarsi da gli errori, essendo assai piú che certo che i giudizii degli uomini sono quelli che dimostrano la bontà e la eccellenzia delle cose e conoscono il vero essere loro; per il che agevolmente si può ricevere da essi cosí biasimo degli errori, come onore del portarsi bene. Questo adopera la concorrenza, de la utilità della quale non intendo piú ragionare: solamente dirò che i Sanesi ebbero in un tempo medesimo concorrenti assai loro artefici molto lodati; infra i quali fu Lorenzo di Piero Vecchietti, scultore ne’ suoi tempi molto stimato, perché nel fare il tabernacolo di bronzo con gli ornamenti di marmo in su lo altar maggiore del Duomo di Siena sua patria, acquistò reputazione e nome grandissimo per il mirabil getto ch’egli fece e per la proporzione che in tal lavoro dimostrò, nel quale chi guarda bene, vede ancora un disegno buono et un giudicio accompagnato con grazia e garbo bellissimo. Onde per tale opra meritò che la Signoria di Siena lo rimunerasse. Costui per essere amorevole e cortesissimo, portava alla arte ch’egli esercitò et a tutti gli artefici, grandissimo amore. Laonde alla cappella de’ pittori sanesi nello Spedal grande della Scala fece un Cristo nudo che tiene la croce in mano, di altezza quanto il vivo, col getto del metallo molto ben condotto e con grazia e con amor rinetto, perché da quegli oltre il pagamento con lode di tutti gli artefici fu sempre celebrato. Nella medesima casa nel peregrinario è una storia dipinta da lui coi colori, e sopra la porta di San Giovanni uno arco con figure lavorate a fresco. Similmente, perché il battesimo non era finito, vi lavorò alcune figurine di marmo e vi finí di bronzo una istoria cominciata già da Donato, dove lavorò ancora due istorie di bronzo Iacopo della Fonte, la maniera del quale imitò sempre Lorenzo il piú che e’ potette. E cosí condusse il detto battesimo a la ultima perfezzione ponendovi ancora alcune figure gittate di bronzo già da Donato, ma non finite se non da esso Lorenzo, che sono tenute cosa bellissima. Alla loggia degli Uficiali in Banchi fece di marmo, a la altezza del naturale, un San Piero et un San Paulo, lavorati con somma grazia e condotti con grande amore. Accomodò costui talmente le cose che e’ fece, che e’ ne merita lode infinita, cosí morto come vivo. Fu persona assai maninconica e solitaria, e che sempre attualmente stava in considerazione, il che forse gli fu cagione di non molto vivere. Con ciò sia che venuto già di LVIII anni passò a l’altra vita. Furono da lui finite l’opre sue l’anno MCCCCLXXXII. E gli fu fatto questo epitaffio:
SENENSIS LAVRENS, VIVOS DE MARMORE VVLTVS
DVXIT, ET EXCVSSIT MOLLIVS AERA MANV.