Le stragi delle Filippine/Conclusione
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CONCLUSIONE
La caduta quasi contemporanea di Cavite Vecchia, di Noveleta, di Malabon e di Rosario, come aveva preveduto il generale Polavieja, aveva dato un colpo mortale all'insurrezione, tale da non poter piú mai riaversi.
Dopo quelle quattro sanguinose battaglie, per gli spagnuoli non fu che una continua vittoria, seguíta da numerose sottomissioni.
Il 10 aprile anche Santa Cruz veniva presa d'assalto, mentre venivano sconfitte le bande insorte di Pamplona e nuovamente quelle di Bulacan.
Alla metà dello stesso mese, in tutte le province meridionali l'insurrezione era domata ed il vittorioso generale tornava in Spagna lasciando l'incarico al vincitore di Salitran e di S. Nicola di continuare la campagna contro le ultima bande, in attesa dell'arrivo del generale Primo Rivera.
Il 25 un tentativo d'insurrezione a Jolo, nel gruppo delle Sulú, fra i deportati, veniva prontamente soffocato colla fucilazione di tutti i capi, mentre nel maggio le truppe spagnuole, sotto la direzione di Primo Rivera e del generale Sucre espugnavano, con venti compagnie, Niaio difeso strenuamente dal capo Aguinaldo, poi Halang, Amadeo e Quintena, facendo prigioniero il capo degli insorti Andrea Bonifacio e finalmente Marangondon.
Nel mese di giugno il generale Jaramillo espugnava Talisay, mentre altre colonne spagnuole facevano prigionieri tremila insorti che avevano abbandonata poco prima la città. Verso la metà del mese venivano iniziate le operazioni militari nel centro di Luzon sconfiggendo le ultime bande insorte. Nel luglio l'insurrezione si poteva ormai considerare completamente vinta, dopo nove mesi di sanguinosi combattimenti e dopo la sottomissione della famiglia di Aguinaldo e di cinquemilasettecento insorti.
FINE