Le sette allegrezze di Maria

Fazio degli Uberti

XIV secolo Indice:Le Rime di Cino da Pistoia.djvu Letteratura Le sette allegrezze di Maria Intestazione 2 settembre 2021 100% Da definire

Questo testo fa parte della raccolta Rime scelte di poeti del secolo XIV/Fazio degli Uberti


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LE SETTE ALLEGREZZE DI MARIA


     O sola eletta e più d’ogni altra degna
D’esser chiamata madre di colui
3Che solo eternalmente vive e regna;
     Non disvoler che il tuo devoto, a cui
Sempre hai concessa tua misericordia,
6Parli di te che preghi ogn’or per nui.
     Tu sola mitigasti la discordia
Che fu tra Dio e l’uomo, e tu cagione
9Sei d’ogni bene che quaggiù si esordia.
     Per te si aperse la scura prigione
Di quell’abisso che mai non si sazia
12Di nostra umana generazïone.
     Ricordati quando piena di grazia
Fosti chiamata da quel degno messo
15Che col suo creatore in ciel si spazia,
     E come con tremor turbata adesso
Tu rispondesti all’angelico canto
18— Come potrebbe seguir questo eccesso? —
     Ma poi udendo che ’l Spirito Santo
Sopravverebbe in te e come Dio
21Della tua carne vestirebbe il manto,
     Allora con divoto aspetto e pio
Dicesti — Ecco l’ancella del Signore,
24Sia fatto ciò che vuole il padre mio; —
     E come adesso quel sommo fattore
Fe nel tuo ventre discender suo figlio
27Che poi fu morto per lo nostro amore.
     Poi ti ricorda che senza ogni impiglio
Tu lo portasti e poi lo partoristi
30Senza dolore e senza alcun periglio;
     E la virginità che tu avisti
Nel nascer tuo così monda ed intera
33Rimase dopo il parto che tu fisti.
     E come il sole in sua lucida spera
Il vetro non corrompe e per lui passa,
36E sua chiarezza riman pura e mera;

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     Così la tua verginità, che passa
Ogni purità ogni mondezza,
39Col corso natural non si compassa.
     Ricordati della terza allegrezza
Che tu avesti, quando i magi santi
42Venner ad onorar tua poverezza
     Con tanta riverenza nei sembianti
Ed un’offerta tanto grazïosa,
45Che gli angiol d’allegrezza ne fêr canti.
     Ti ricorda, quando eri dolorosa
Più che ogni madre, vedendo esser morto
48Colui che amavi sopra ogni altra cosa,
     Risuscitar vedesti il tuo conforto
Sì glorïosamente e con vittoria
51Che fe il poter del nemico più corto.
     Ancora ti ricorda che alla gloria
Del ciel salì con lo primo parente
54Scrivendo lui e gli altri in sua memoria.
     Poi ti ricorda come ei fe ardente
Col Spirto Santo la turba apostolica
57A sofferir per noi morte innocente;
     Che volendo amplïar la fè cattolica
Non temêr mai affanno nè martìro
60Per annullar la fede dïabolica.
     Poi ti ricorda che dall’ampio giro
Dell’empireo ciel per te discese
63Volendoti partir del mondo diro.
     Deh pensa, madre, s’ei ti fu cortese,
Ch’altri mandar non volse già, ma venne
66Per onorar la carne che in te prese.
     Allora mosser le sacrate penne
Tutte le gerarchie angelicale,
69Per farti onore quanto si convenne.
     Con lui venne il trionfo profetale
E’ patriarchi e tutta la milizia
72Dell’alto concistor celestïale.
     Poi si raccolse la lieta primizia
De’ tuoi figliuoli apostoli, che spanta
75Era per convertir nostra letizia.

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     E il corpo tuo con quell’anima santa
Portato fu in ciel dal tuo diletto
78Con melodìa che per uom non si canta:
     E poi t’incoronò con uno aspetto
Paterno e filïal, dicendo — Tota
81Es pulchra, amica mea, senza difetto; —
     Scrivendo tutti i santi a simil nota.


(Dal tomo XIII della Biblioteca italiana, Milano, 1819; dove le pubblicò Luigi Nardi da un Codice della Biblioteca Gambalunga di Rimini.)