Le rivelazioni impunitarie di Costanza Vaccari-Diotallevi/Documenti/XX
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XX.
(Di carattere della Diotallevi.)
Verzani
parrucchiere di S. M la regina di Napoli: è la persona che serve di spia al Comitato di quello che fa e dice la regina; paga una cameriera affinchè questa gli sappia dire se la regina scrive dei biglietti è a chi li scrive; se quali relazioni abbia con il suo marito; se a chi delle persone che riceve di sesso mascolino faccia più buone grazie; in particolare deve sopra tutto osservare quando ci va Antonelli, un tal padre dei Scalzetti; e il padre Bez generale dei Gesuiti.
Hanno avuto origine dalle sue relazioni le chiacchiere sparse in Roma che la regina madre abbia continue dispute con la nuora, è che in queste dispute usino le parole più grossolane, e che si diano scambievolmente quei titoli che usano darsi nelle liti le lavandaie; che più volte avendo avuto luogo queste dispute mentre erano in tavola, abbiano rovesciato piatti, bottiglie e ogni cosa.
La nomina data alla regina nei fogli liberali di Ammazza-gatti è venuta dalle sue relazioni, raccontando che la regina avendo un giorno preso il gatto, di non so qual persona appartenente alla famiglia di Antonelli, l’uccidesse con una pistolettata, e che poi fra la padrona del gatto e lei vi fosse una grandissima lite con parole indecenti, e che la regina in seguito di questo uccidesse ogni gatto che avesse potuto vedere.
Circa quindici giorni prima del carnevale essendo io andata nella sua bottega al Corso, trovai la sua moglie Laura che lavorava una barba finta: io domandai se era per il carnevale; e mi rispose Verzani che eragli stata ordinata da un pezzo grosso della corte napoletana (Perozzi gli domandò se ne aveva parlato a quell’amico, e lui disse: «Ben inteso» Io credo avessero sottinteso il Comitato), e che gli aveva raccomandato di farla il più possibile naturale; e soggiunse il Verzani: Cominciano ammannire le maschere per quando dovranno fuggire da Roma. Poi essendosi posto a scrivere, domandò alla moglie quanto poteva mettere per prezzo ai rolli di S. M.; essa rispose: «Più che puoi; bisogna cercare di squattrinarli il più possibile questi tiranni.»
Nella sua bottega la sera vi capitavano Pietro Patrizzi, Leopoldo Calza, questi due non tutte le sere ma di quando in quando Angelo Perozzi, quell’avvocato che fu Commissario nel 48 a Viterbo, Giovanni Vanni della Salara Baldini.
Corrispondeva con Venanzi, ma ignoro ove e quando parlasse, come il grado che aveva nella setta.
Serve di spia anche presso tutti i signori napoletani che serve.