Le rivelazioni impunitarie di Costanza Vaccari-Diotallevi/Documenti/VIII
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VIII.
(Di carattere della Diotallevi.)
Filippo Venturini.
Quale la sua professione lo ignoro.
Amico di Ferri Baldassarre, Cesare Scarpini, Francesco Gioia, Lallo De Mauri, Costanza ed Antonio Diotallevi, Pietro Patrizi, Leopoldo Calza, Giovanni Venanzi.
Gioia al Venturini dava lezione di lingua francese, il Venturini si portava in casa del Gioia ogni giorno dalle 5 alle 6 pomeridiane. Gioia abitava a Tordinone N. 406 primo piano, la camera era a nome di Erodiade Federici stia creduta moglie.
Il giorno andava al Caffè de' Caprettari, dall’ave maria in poi, al Caffè del Genio a Strada Papale, oppure da Ferri allo spedale della Consolazione o al Caffè di Argentina dove andavano tutti i suddetti.
Uno dei dieci: da chi gli venisse conferito tal grado e da quanto tempo lo ignoro.1
Era addetto allo spionaggio tanto per li Napoletani quanto per li Papalini. Collettore dell’obolo Cavour, anzi lui ascrisse a collettrice Costanza Diotallevi, Francesco Gioia, Baldassarre Ferri, Cesare Scarpini, Lallo De Mauri: a lui si doveva fare il rapporto di ciò che si poteva sapere intorno l’affare del Governo, e se qualcuno veniva avvisato che il Governo lo faceva cercare, esso pensava a farlo porre in salvo.
I suoi dipendenti erano i suddetti.
II suo superiore Venanzi. Questi gli aveva molta fiducia poichè gli faceva leggere tutti li scritti che aveva dai vari caposquadra, come si può verificare dalla stizza di Achille Margutti contro di Venturini perchè lui leggeva i scritti che la Diotallevi mandava al Venanzi per parte di Achille Margutti ed era informato di tutto.
La sera del 24 giugno 1861 si portò con tutti i suddetti alla passeggiata ordinata dal Comitato alla Piazza di San Giovanni portando in petto un piccolo bucchè tricolore: appena giunti, andarono a bussare allo Spedale di San Giovanni, per chiamare un giovane studente sopranomato la Gallina, poi andarono a prendere il caffè in quella bottega accanto all’osteria della Pergola, poi andarono a comprare dei bucchè dal fioraio il primo posto nello stradone che da San Giovanni conduce a Santa Maria Maggiore, e che detto fioraio avendo dei bucchè nei quali uniti ad altri fiori v’erano dei gigli e delle suocere e nore, il Venturini glieli strappò, dicendo che quei fiori simboli di coccarde abborrite meritavano questo.
La sera della Girandola in cui accadde il fatto dei Velluti si ricusò di andare con li suddetti amici allo Spedale della Consolazione per andare alla Girandola, ne riportò piccola ferita nel braccio sinistro, ma non lo palesò che a Baldassarre Ferri perchè lo curasse, raccomandando a questi il segreto affine di non essere chiamato da’ suoi amici Carbonaro.
Note
- ↑ Il Collemassi nella minuta, lo aveva degradato: non era che uno dei quindici!
C. N. R.