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vani che lì vedeva, erano amici e non studenti: il giandarme allora disse ch’era ordine della Piazza francese; e fu risposto: che di chiunque fosse stato, era il medesimo. Il giandarme allora voleva intimare con la forza, ma in questo frattempo giunse il ferito Lucatelli.
Allora avendo inteso essere quello che aveva menato al giandarme, si posero tutti all’opera, e i più che lavorarono fu il Ferri, Sani, e De Mauri. Ferri assicurò il ferito, e dissegli che sarebbe stato come in casa sua propria. Il giandarme disse che glielo consegnava come prigioniero, al che risposegli che era quel luogo uno spedale e non una prigione, che avessero messo il piantone quando volevano esser sicuri.
Intanto essendo rimasto senza alcuno Ferri e gli altri formarono il piano per farlo fuggire, ma uno degl’inservienti (almeno così loro ritengono) fece la spia; e allora i piantoni si misero ai piedi del letto e resero vana ogni loro speranza.
VIII.
(Di carattere della Diotallevi.)
Filippo Venturini.
Quale la sua professione lo ignoro.
Amico di Ferri Baldassarre, Cesare Scarpini, Francesco Gioia, Lallo De Mauri, Costanza ed Antonio Diotallevi, Pietro Patrizi, Leopoldo Calza, Giovanni Venanzi.
Gioia al Venturini dava lezione di lingua francese, il Venturini si portava in casa del Gioia ogni giorno dalle 5 alle 6 pomeridiane. Gioia abitava a Tordinone N. 406 primo piano, la camera era a nome di Erodiade Federici stia creduta moglie.
Il giorno andava al Caffè de' Caprettari, dall’ave maria in poi, al Caffè del Genio a Strada Papale, oppure da Ferri allo spedale della Consolazione o al Caffè di Argentina dove andavano tutti i suddetti.
Uno dei dieci: da chi gli venisse conferito tal grado e da quanto tempo lo ignoro.1
- ↑ Il Collemassi nella minuta, lo aveva degradato: non era che uno dei quindici!
C. N. R.