Le rime di M. Francesco Petrarca/Sonetto XXXI
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Sonetto XXXI
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SONETTO XXXI.
I
O temo sì de’ begli occhi l’assalto, Ne’ quali Amore e la mia morte alberga;
Ch’i’ fuggo lor, come fanciul la verga;
4E gran tempo è ch’io presi il primier salto.
Da ora inanzi faticoso, od alto
Loco non fia dove ’l voler non s’erga;
Per non scontrar chi i miei sensi disperga,
8Lassando, come suol, me freddo smalto.
Dunque s’a veder voi tardo mi volsi,
Per non ravvicinarmi a chi mi strugge;
11Fallir forse non fu di scusa indegno.
Più dico: che ’l tornare a quel ch’uom fugge:
E ’l cor che di paura tanta sciolsi:
14Fur de la fede mia non leggier pegno.