Le rime di M. Francesco Petrarca/Sonetto XLVIII
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Sonetto XLVIII
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SONETTO XLVIII.
P
Adre del ciel, dopo i perduti giorni, Dopo le notti vaneggiando spese,
Con quel fero desio ch’al cor s’accese,
4Mirando gli atti per mio mal sì adorni;
Piacciati omai col tuo lume ch’io torni
Ad altra vita, ed a più belle imprese;
Sì, ch’avendo le reti indarno tese,
8Il mio duro avversario se ne scorni.
Or volge, Signor mio, l’undecim'anno
Ch’i’ fui sommesso al dispietato giogo;
11Che sopra i più soggetti è più feroce.
Miserere del mio non degno affanno:
Reduci i pensier’ vaghi a miglior luogo:
14Ramenta lor, come oggi fosti in Croce.