Le rime di M. Francesco Petrarca/Sonetto LXXXI
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Sonetto LXXXI
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SONETTO LXXXI.
C
Esare, poi che ’l traditor d’Egitto Li fece il don de l’onorata testa,
Celando l’allegrezza manifesta,
4Pianse per gli occhi fuor, siccome è scritto:
Es Annibàl, quando a l’imperio afflitto
Vide farsi Fortuna sì molesta,
Rise fra gente lagrimosa, e mesta,
8Per isfogare il suo acerbo despitto:
E così avven, che l’animo ciascuna
Sua passiïon sotto ’l contrario manto
11Ricopre con la vista or chiara, or bruna.
Però, s’alcuna volta i' rido, o canto;
Facciol, perch’i’ non ho se non quest’una
14Via da celare il mio angoscioso pianto.