Le rime di M. Francesco Petrarca/Sonetto CXVIII

Sonetto CXVII Sonetto CXIX

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SONETTO CXVIII.


N
On d’atra, e tempestosa onda marina

     Fuggìo in porto giàmmai stanco nocchiero;
     Com’io dal fosco, e torbido pensiero
     4Fuggo, ove ’l gran desio mi sprona, e ’nchina;
Nè mortal vista mai luce divina
     Vinse; come la mia quel raggio altero
     Del bel dolce soave bianco e nero,
     8In che i suoi strali Amor dora, ed affina.
Cieco non già, ma faretrato il veggo;
     Nudo, se non quanto vergogna il vela;
     11Garzon con ali, non pinto, ma vivo.
Indi mi mostra quel ch’a molti cela:
     Ch’a parte a parte entro a’ begli occhi leggo
     14Quant’io parlo d’Amore, et quant’io scrivo.