Le rime di M. Francesco Petrarca/Sonetto CCXL
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Sonetto CCXL
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SONETTO CCXL.
Q
Uante fïate, al mio dolce ricetto Fuggendo altrui et, s’esser pò, me stesso,
Vo con gli occhi bagnando l’erba e ’l petto,
4Rompendo co’ sospir’ l’aere da presso!
Quante fïate sol, pien di sospetto,
Per luoghi ombrosi et foschi mi son messo,
Cercando col penser l’alto diletto
8Che Morte à tolto, ond’io la chiamo spesso!
Or in forma di ninpha o d’altra diva
Che del più chiaro fondo di Sorga esca,
11Et pongasi a sedere in su la riva;
Or l’ò veduto su per l’erba fresca
Calcare i fior’ com’una donna viva,
14Mostrando in vista che di me le ’ncresca.