Le rime di M. Francesco Petrarca/Sonetto CCXCV

Sonetto CCXCIV Sonetto CCXCVI

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SONETTO CCXCV.


C
Onobbi; quanto il ciel li occhi m’aperse,

     Quanto studio et Amor m’alzaron l’ali,
     Cose nove et leggiadre, ma mortali,
     4Che ’n un soggetto ogni stella cosperse:
L’altre tante sì strane et sì diverse
     Forme altere, celesti et immortali,
     Perchè non furo a l’intellecto eguali,
     8La mia debil vista non sofferse.
Onde quant’io di lei parlai nè scrissi,
     Ch’or per lodi anzi a Dio preghi mi rende,
     11Fu breve stilla d’infiniti abissi:
Chè stilo oltra l’ingegno non si stende;
     Et per aver uom li occhi nel Sol fissi,
     14Tanto si vede men quanto più splende.