Le rime di M. Francesco Petrarca/Sonetto CCXCI

Sonetto CCXC Sonetto CCXCII

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SONETTO CCXCI.


Q
Uesto nostro caduco et fragil bene,

     Ch’è vento et ombra, et à nome beltate,
     Non fu già mai se non in questa etate
     4Tutto in un corpo, et ciò fu per mie pene:
Chè Natura non vòl, nè si convene,
     Per far ricco un, por li altri in povertate;
     Or vèrso in ogni sua largitate
     8(perdonimi qual è bella, o si tene).
Non fu simil bellezza anticha o nova,
     Nè sarà, credo; ma fu sì converta,
     11Ch’a pena se n’accorse il mondo errante.
Tosto disparve: onde ’l cangiar mi giova
     La poca vista a me dal cielo offerta
     14Sol per piacer a le sue luci sante.