Le rime di M. Francesco Petrarca/Canzone VII

Canzone VI Sonetto XXIV

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CANZONE VII.


G
Iovane donna sott'un verde lauro

     Vidi più bianca, e più fredda che neve
     Non percossa dal sol molti, e molt’anni:
     E ’l suo parlar', e ’l bel viso, e le chiome
     5Mi piacquen sì, ch’i’ l’ho dinanzi agli occhi
     Ed avrò sempre, ov’io sia, in poggio, o ’n riva.
Allor saranno i miei pensier a riva,
     Che foglia verde non si trovi in lauro:
     Quando avrò queto il cor', asciutti gli occhi,
     10Vedrem ghiacciare il foco, arder la neve.
     Non ho tanti capelli in queste chiome
     Quanti vorrei quel giorno attender anni.
Ma perchè vola il tempo, e fuggon gli anni,
     Sì ch’alla morte in un punto s’arriva,
     15O colle brune, o colle bianche chiome,
     Seguirò l’ombra di quel dolce lauro
     Per lo più ardente Sole, e per la neve,
     Fin che l’ultimo dì chiuda quest’occhi.
Non fur già mai veduti sì begli occhi
     20O ne la nostra etade o ne’ prim’anni,
     Che mi struggon così, come ’l Sol neve:
     Onde procede lagrimosa riva;
     Ch’Amor conduce a pie’ del duro lauro
     Ch’ha i rami di diamante, e d’or le chiome.
25I’ temo di cangiar pria volto, e chiome,
     Che con vera pietà mi mostri gli occhi
     L’idolo mio scolpito in vivo lauro:
     Che, s’al contar non erro, oggi ha sett’anni
     Che sospirando vo di riva in riva
     30La notte e ’l giorno, al caldo, ed alla neve.
Dentro pur foco, e for candida neve
     Sol con questi pensier, con altre chiome,
     Sempre piangendo andrò per ogni riva,

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     Per far forse pietà venir negli occhi
     35Di tal che nascerà dopo mill’anni;
     Se tanto viver può ben culto lauro.
L’auro e i topazj al Sol sopra la neve
     Vincon le bionde chiome, presso a gli occhi
     Che menan gli anni miei sì tosto a riva.
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