Giuseppe Gioachino Belli

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Questo testo fa parte della raccolta Sonetti romaneschi/Sonetti del 1835

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LE RESÌE.

     M’avete ariccontato una resìa,1
Vera com’una fetta de Vangelo.
Mo state attenta,2 e vve dirò la mia,
Ch’è ttal e cquale e nu’ ne perde un pelo.

     Ciovè, ppiano, mia no, cch’io grazzia ar celo
So’ ccristiano e ddivoto de Maria.
Ho ddetto mia, sor don Taddeo, pe’ vvia
Ch’io l’aricconto, e mm’ha ggabbato er zelo.3

     Va spargenno pe’ Rroma un framasone
Ch’er papa san Grigorio tammaturco4
Era un furbo e un maestro de finzione.

     E pprotenne5 quell’anima de turco
Che in ne l’orecchia pe’ cchiamà er piccione,
Ce se metteva un vago6 de granturco.

4 giugno 1835.

Note

  1. Eresia.
  2. Attenta si usa in entrambi i generi.
  3. [Facendomela chiamar mia.]
  4. Il volgo suole confondere il taumaturgo san Gregorio, vescovo di Neocesarea, col pontefice e dottore san Gregorio Magno, il quale si dipinge collo Spirito Santo all’orecchio in atto d’inspirargli la dottrina ch’ei scrive. [Cfr. il sonetto: Un papa antico, 1 dic. 32.]
  5. Pretende.
  6. [Baco, dalle persone più civili. Chicco, a Firenze.]