Le odi di Orazio/Libro terzo/XII
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Libro terzo
XII
XII
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XII.
È da misere all’amore non dar giochi e in dolce vino
Non lavar gli affanni o il core perder timide al flagello
3Della lingua d’uno zio.
Cestolin, tele, lavori grati a Pallade operosa,
O Neobule, a te toglie il fanciul di Cipri alato
6E il bell’Ebro liparese,
Che gli unti omeri nel Tebro sciacqua, ed è più cavaliero
Di Bellerofonte istesso, nè per debil pugno o tardo
9Piè giammai non resta vinto:
Destro al pari in campo aperto a frecciar tra l’agitato
Branco i cervi agili, e ratto a scovare dalla macchia
12Il cinghial ch’ivi si appiatta.