Le odi di Orazio/Libro secondo/IX

Libro secondo
IX

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Quinto Orazio Flacco - Odi (I secolo a.C.)
Traduzione dal latino di Mario Rapisardi (1883)
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IX.


Non sempre stillan pioggia le nuvole
    Su gl’irti campi; non il mar Caspio
        Fatican perpetue procelle;
        4Non d’Armenia alle piagge per tutti

I mesi, o amico Valgio, si addensano
    Le nevi inerti, non si travagliano
        Al vento i garganei querceti,
        8Nè di foglie si vedova l’orno.

Ma tu l’estinto Misti con flebili
    Modi ognor segui; nè da te, s’Espero
        Si levi o dal rapido sole
        12Si allontani, tramontan gli amori.

Eppure il vecchio, che visse triplice
    Età, non pianse l’amato Antiloco
        Gli anni tutti; nè Troilo impube
        16I parenti e le frigie sorelle

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Lamentâr sempre. Cessa le tenere
    Querele alfine: d’Augusto Cesare
        Più tosto i novelli trofei
        20Canta meco e il nevoso Nifate

E il medo fiume, che aggiunto a’ popoli
    Vinti devolve minori i vertici,
        Ed è fra’ Geloni costretto
        24A ondeggiare tra esigui confini.