Le odi di Orazio/Libro secondo/IX
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IX.
Non sempre stillan pioggia le nuvole
Su gl’irti campi; non il mar Caspio
Fatican perpetue procelle;
4Non d’Armenia alle piagge per tutti
I mesi, o amico Valgio, si addensano
Le nevi inerti, non si travagliano
Al vento i garganei querceti,
8Nè di foglie si vedova l’orno.
Ma tu l’estinto Misti con flebili
Modi ognor segui; nè da te, s’Espero
Si levi o dal rapido sole
12Si allontani, tramontan gli amori.
Eppure il vecchio, che visse triplice
Età, non pianse l’amato Antiloco
Gli anni tutti; nè Troilo impube
16I parenti e le frigie sorelle
Lamentâr sempre. Cessa le tenere
Querele alfine: d’Augusto Cesare
Più tosto i novelli trofei
20Canta meco e il nevoso Nifate
E il medo fiume, che aggiunto a’ popoli
Vinti devolve minori i vertici,
Ed è fra’ Geloni costretto
24A ondeggiare tra esigui confini.