Le odi di Orazio/Libro primo/XXXIV
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XXXIV
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XXXIV.
Parco e di numi cultor non solito
Finchè d’insana scíenza tumido
Errai, dar le vele a ritroso
4Ed i corsi negletti iterare
Ora m’ingegno: poi che con igneo
Lampo squarciando Giove le nuvole
Più volte, i tonanti cavalli
8Spinse e il cocchio volante al sereno,
Sì che la terra bruta e gli errabili
Fiumi e lo Stige e le sedi orride
Del Tartaro inviso e d’Atlante
12Il confine si squassa. Può Dio
Far sommi gl’imi: l’insigne ottenebra,
Gli oscuri illustra. Quinci la rapida
Fortuna con aspro stridore
16Toglie il colmo e posarlo qui gode.