Le odi di Orazio/Libro primo/XXIII
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XXIII
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XXIII.
Da me sgattàjoli, Cloe, qual cerbiattolo
Che in monti impervj chiami la pavida
Madre, non senza un vano
4Timor di selva e d’aure;
Chè se le tremule foglie stormiscano
D’aprile a’ zefiri, se le lucertole
Verdi smovano un rovo,
8Core e ginocchi ei trepida.
Eh via, qual’ispida tigre o qual getulo
Leon per frangerti non ti perseguito:
Lascia la mamma alfine;
12Tempo è che un uom ti sèguiti.